venerdì 26 settembre 2014

Percezioni

Sono seduta su questo letto sconosciuto su un'isola sconosciuta in un paese a me finora ignoto. Fuori c'è una bufera e io spero che smetta, spero di trovare almeno un raggio di sole la mattina, per poter prendere il mio volo, per tornare a casa.
Sono in Norvegia. Dopo mesi di attesa me la sto vivendo in una maniera completamente diversa da come l'avrei percepita un mese fa. Perché è quasi passato un mese da quando tutto ciò che conosco è stato sconvolto di nuovo.

Oggi ho pianto in macchina, tornando da Alnes, perché ciò che ho visto era troppo per me... ed era troppo anche per la mia Zenit. Ho visto il mare abbattersi violentemente sulla spiaggia, le impassibili montagne, l'imponenza di un posto che potevo solo sognare di vedere, che ho visto solo sulle cartoline e non era nemmeno la metà di com'è veramente, e ho pianto. Cosa dovevo fare?
L'attimo prima ti sbatti perché non sei la modella adatta per dei progetti scarsi e i tuoi amici non prendono sul serio il tuo lavoro, e il momento successivo sei a viaggiare per il mondo perché vogliono te. Vogliono proprio te. E le persone ti fanno vedere i posti a cui tengono, ti regalano rullini, condividono con te il cibo. Ho conosciuto un ragazzo sudafricano sull'aereo da Amsterdam e abbiamo passato due ore a ridere e a scambiare le impressioni, poi mi ha regalato un pacchetto di tabacco e probabilmente non lo vedrò mai più. Viaggiare è veramente una delle cose più eccitanti, più vive. È faticoso, è stressante, sconvolge tutti i piani, ma è l'unico modo per essere felici, per conoscersi. Il viaggio ti fa amare le persone, ti fa vedere il lato bello di ogni popolo, almeno per un po'. Vuol dire che esiste.

La settimana prima ero a Londra, con l'idea di concentrarmi sulla fotografia e sul lavoro, ma non mi sono presa cura dei miei contatti, ho fatto foto random, non sono andata a Brighton e mi sono innamorata di una persona che mi fa sentire come quando sono in viaggio, o qualcosa del genere.
Si sono create delle piccole abitudini, in poco tempo, in maniera del tutto naturale e la città che l'anno prima ho odiato con tutto il mio cuore si è trasformata in un posto in cui tornare. Uno degli infiniti luoghi in cui mi sento a casa, almeno a tratti. 

Adesso fremo e vivo tutto attraverso questo sentimento indomabile. Guardo il mondo con un'identità amplificata... e sospiro... tanto. Mi sembra assurdo di piacere a qualcuno, intendo per davvero, con tutti i miei acciacchi, le stranezze, le ossessioni, le passioni incontrollabili. Credevo non esistesse al mondo qualcuno che potesse piacermi altrettanto, con le sue manie e le paure, le ansie, i silenzi. Non pensavo di potermi abbandonare all'odore di qualcuno che non ha bisogno di parlare per farsi capire, non immaginavo che avrei permesso a qualcuno di avvicinarsi ancora così tanto. Ma lui è arrivato in punta di piedi, senza l'intenzione di calpestare la mia fragile esistenza nella realtà emotiva e ha aspettato... come aspetta ora quando mi fermo a fotografare qualcosa che mi ha colpito... e molto spesso è proprio lui. È incredibile avere accanto qualcuno che non solo lascia che tu fiorisca, ma ti ispira mille cose nuove, che raccoglie i petali che perdi.

E ho pianto. Cosa dovevo fare? Me ne stavo di fronte al mare che senza pietà lottava contro il vento e pensavo che da qualche parte laggiù, oltre l'orizzonte, c'è qualcuno che mi pensa e vuole condividere con me delle piccole cose, i dettagli, i miei preferiti; c'è un uomo lì che mi ricorda che sono bella, basta un suo sguardo per rubarmi a qualsiasi cosa io stia facendo, è magnetico, è sincero.
Ma lo so... lo so che arriveranno dei momenti difficili, istanti in cui non ci piaceremo, perché siamo diversi, perché altrimenti sarebbe noioso, perché l'essere umano è nato anche per il dramma. Ma so anche che prima che quei momenti arrivino, si sarà consolidato qualcosa di molto più importante. Sarà il momento in cui conoscerò ogni sfumatura dei suoi occhi, tutte le rughe di espressione, ogni reazione, i micro movimenti delle dita, i significati dei sospiri, delle parole non dette. Io non ho paura.

Qua fuori ci sono i fiordi... e i tuoni... le onde... e io collego questi colossi della Natura a ciò che provo pensandoti, ogni volta che non sono impegnata a fare qualcos'altro domandandomi se possa piacerti o meno.

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