sabato 28 dicembre 2013

L'uomo a cui non piaceva l'alba

È incredibile che io non riesca a levarmi dalla testa la notte in cui ti ho conosciuto. È una scena che si ripete nella mia testa, all'infinito, senza mai venire a noia, perché il mio cervello piano piano tira fuori cose che ha percepito, ma che ha immagazzinato perché forse gli occhi erano distratti.
Mi ricordo il mio silenzio, credo di non essere mai stata così schiva con qualcuno, ma lo sappiamo tutti e tre che c'era un motivo più che valido.

Mi ricordo quando ha cominciato ad albeggiare e hai detto che la sensazione non ti piace, perché è un po' come essere colti in flagrante... Anche io credo che di notte ci sia più quel senso di infinito che puoi condividere con chi sa parlare di musica senza vantarsi dei propri successi. Ma avrei sempre voluto viverti alla luce del sole.

Mi ricordo quando all'improvviso ti ho trovato a dieci centimetri dal mio viso e sorridendo hai esclamato qualcosa sulle mie lentiggini, hai detto la parola "meraviglioso". Poi hai continuato a pensare ai fatti tuoi e anche questa è una peculiarità di una personalità forte, ma non necessariamente insensibile. Adesso so a cosa stavi pensando. Adesso conosco tutte le cose che ti passano per la testa, eppure nel complesso rimani un mistero. Sei un uomo che mi sorprenderà sempre, anche con le cose più semplici, più scomposte, più insensate.

Mi piaceva la nostra piccola abitudine di incontrarci nel cuore della notte, dopo i miei casini, dopo i tuoi concerti; mi piaceva andare a mangiare insieme, a bere whiskey e caffè e poi ancora whiskey. Mi piaceva mettermi addosso i tuoi vestiti e mi piaceva osservare come tu venissi colto in flagrante, dritto negli occhi... non è mai successo che tu non avessi ricambiato un mio sguardo, nemmeno quando non sapevamo chi fossimo. 

Mi sono piaciuti gli ultimi giorni in cui mi hai tenuto per mano, o quando non hai avuto paura di mostrare le tue debolezze. Io sono una persona onesta e sono leale, molto leale. Se ti amo, non ti ferirò mai con le tue stesse armi, non userò contro di te ciò che tu mi hai confessato. 
Ti ringrazio per avermi protetto, per avermi rassicurato, senza necessariamente essere paterno, o senza precluderti la possibilità di imparare qualcosa da me. 

Hai gli occhi grandissimi. Ma chi ha inventato degli occhi così grandi?

E amo fare l'amore con te. Perché ci sei, perché non mi fai andare via, perché succede una qualche magia per cui riesco a lasciarmi andare, intendo per davvero... Mi lascio andare, ma ci sono. Ci sono per te e ti sento. E ci sono per me. Grazie a te... mi voglio bene. Perché sei quel uomo che credevo non avrei più trovato, quell'uomo leggendario di cui parlava mio padre, quel uomo che fa fiorire una donna.

Adesso devo solo dare il massimo.

È onorevole che tu non abbia avuto paura di conoscermi, che tu abbia tirato fuori il mio meglio senza chiuderti di fronte al mio peggio. Sei andato attraverso tutto quello che sono, senza difficoltà, senza rimorsi. Credo che delle particelle di te siano rimaste a vagare sotto la mia pelle... vogliono tornare al loro padrone, per questo mi manchi così tanto.




venerdì 6 dicembre 2013

Va tutto bene e poi arriva Denis

Ho imparato a dire le cose così come sono. Mi sono ricordata di come facevo anni fa, non era male, mi mancava semplicemente un po' di tatto. Ora lo so. Ora so chiedere quello che mi interessa, con ancora meno tatto probabilmente. Mi cascano un po' le palle quando gli uomini sopra i 30 anni fanno giochetti... questo sì, ma per il resto ho avuto fortuna in quest'ultimo mese. Ora che ci penso, che cazzo saranno mai 30 anni? Mi ricordo di quando ne avevo 17 e mio papà mi diceva che a 28 anni i ragazzi sono ancora bambini.

Per esempio. Pietro. Voi non conoscete Pietro, non ne ho mai parlato perché non lo conosco nemmeno io, per fortuna. Ci dovevamo vedere, ma all'ultimo ha avuto un imprevisto e non è venuto a trovarmi e io ci sono pure rimasta male. Scema. La settimana seguente ero io nelle sue zone, lo sapeva, si è fatto sentire solo l'ultimo giorno della mia permanenza in città. Avrei dovuto scrivergli io, ma mi aveva accennato di una donna e io sono un po' vecchio stampo... se esci con quella, non esci con me. Lo so, non sono per niente "moderna". 

Poi di recente è ricomparso per chiedermi quando sarei tornata dal Kazakistan e io gli ho scritto che non mi interessava più e lui mi ha scritto che sicuramente oltre a lui, tempo addietro, intortavo altri cinque o dieci tipi. Inutile che io vi dica che non è vero, perché quando qualcuno ti dice "non mi lavo perché poi mi sporco di nuovo" non sai mai cosa rispondere. Così sono rimasta interdetta e io e Pietro non ci siamo più sentiti. Mi ha solo scritto su whatsapp per notificarmi il fatto che da quando è iscritto su fb nessuno l'aveva mai bloccato.
E sapete, ormai facebook è un rilevatore di personalità molto forte, persino riguardo a chi lo frequenta poco. Così ho capito che questo Pietro se le scopa un po' così, intortandosele e queste non dicono mai di no, probabilmente. O forse Pietro si è spaventato perché ha capito che cerco un uomo serio, con cui mettere su famiglia, con cui dividere il letto... Lo stesso identico uomo con cui fare sesso tutta la vita. Che schifo eh la complicità.


Mi faccio troppi problemi. Ci rimango sempre male quando un uomo sembra interessante e maturo ma poi non lo è.
Non la prendere sul personale Pietro, probabilmente sei l'uomo più figo sulla faccia della terra, ma non per me. Il mondo è bello perché è vario.


Ma vi ricordate Alessio? Lo cito per le belle cose che ha fatto per me, perché sennò pensa che io sia un'ingrata. Mi ha offerto circa quattro cene fuori, svariate birre in serata nella mia permanenza a Londra, sigarette, il proprio letto e la propria arroganza. Mi ha anche portato a un bellissimo matrimonio in cui mi ha lasciata a fissare il vuoto a tavola, perché per circa due ore ha parlato con dei tizi alla sua destra; alla mia sinistra parlavano tutti francese. Io non parlo francese. Si è anche arrabbiato perché un uomo ha detto che sono la più bella tra i presenti. Alessio mi ha detto che sono figa, prima di uscire dall'albergo. Ma come vi ho detto, sono vecchio stampo. E sono viziata. Non mi importa un cazzo dei vostri soldi se non siete gentili con me.
Una cosa carina ha fatto, mi ha dato dei buoni consigli per cercare un lavoro che avrebbe ucciso ogni mia vena creativa.
Poi più niente. Ma non te la prendere Ale, troverai una donna che te la dia proprio quando vuoi tu.



E alla fine di tutte queste "mie" incapacità di trovare l'uomo giusto, è arrivato Denis. Mi ha guardato negli occhi, mi ha portato a fare colazione, mi ha ordinato di chiudermi il cappotto perché faceva freddo e ha aspettato di conoscermi un po'. Poi una sera in un locale io stavo di merda, lui era a suonare dall'altra parte della città, io gli ho chiesto di portarmi via da lì e dal nulla mi si è disegnato davanti, ha sorriso e mi ha di nuovo portato a fare colazione. Mi sono messa la sua camicia e siamo andati da lui. E poi non sono più tornata. Perché si è preso cura di me, senza sforzo, senza pensarci. Non è mai stato melenso o fuori luogo, è semplicemente stato dolce e a me è venuta subito voglia di baciarlo, sempre, ovunque, ininterrottamente, fino a quando non mi facevano male le labbra.
Mi piace Denis, perché è riservato, perché non parla degli affari suoi facilmente, perché trova sempre il momento giusto. E poi è un po' vecchio stampo, come me, anche se non si direbbe (lo so che da fuori pensate che io intorti chissà quanti ragazzi alla volta, ma vi assicuro che non ho alcun interesse a farlo).
Mi piace quando prende il mio viso tra le mani, o quando mi tocca i capelli. L'unica persona che mi abbia mai toccato i capelli penso sia stato Alexis, e anche lì un po' mi dava fastidio, ma non gliel'ho detto, perché stavamo comodi. 


Mi faccio troppi problemi. Poi arriva Denis, mi guarda, e si risolvono. Un uomo che mi dice "ci penso io", ogni tanto.



lunedì 11 novembre 2013

L'alba

È stata una notte strana.
È tutto cominciato in un cafe un po' europeo e io bevevo un caffè molto lungo, lui mi guardava negli occhi, capiva quando non doveva parlare, ma il mio umore continuava a essere a terra.
Poi sono passata al tè e ho continuato a guardare le sue parole come una serie di carte che si rovesciavano sul tavolo. Lui mi ascoltava solo perché è innamorato, forse quello che raccontavo però non era interessante. O forse lo sottovaluto. O forse il suo sguardo a volte mi infastidisce.

Siamo andati a casa sua e sono scoppiata a piangere, dopo tutti questi giorni che ho passato a crogiolarmi nelle mie offese e nelle cose non dette alla mia famiglia, sono crollata e non mi importava più molto. Mi ha abbracciato e ha detto di non preoccuparmi. Non so perché suoni così patetico raccontarlo, ma in realtà è stato un momento molto pulito, molto chiaro ed esplicativo. 
Poi è arrivato suo fratello, poi è arrivata mia sorella e a me importava solo di lei, solo averla vicina. Mi guardava con i suoi occhi enormi e le cose intorno si sgretolavano. Non mi era mai successo di avere accanto una persona con cui volessi fare tutto, con cui potessi andare in capo al mondo. Io credo di non avere mai avuto un complice nella mia vita. Poi è arrivata lei e adesso ci teniamo per mano quando lasciamo una casa in cui ormai abbiamo passato troppo tempo.

Siamo montate su un taxi e ce ne siamo andate all'angolo di una strada e abbiamo incontrato un uomo strano. L'abbiamo sempre visto su un palco, sempre perfetto e sempre imponente, e invece se ne stava davanti a noi in un bar, seduto a bere del whiskey, a guardarci da sopra le sue occhiaie tipiche da musicista. Abbiamo parlato per tre ore, abbiamo bevuto caffè, io ho fumato e fuori cominciava a disegnarsi il mondo. Era come se le persone e i mezzi di trasporto uscissero da dei portali spazio-temporali in mezzo alla strada. Noi eravamo lì, da soli e intanto qualcuno cominciava ad entrare per fare colazione. Io stavo dicendo che sembrava di essere nella fase finale del racconto di Stephen King, "I Langolieri" ha detto lui tranquillamente e mi ha guardato negli occhi.

Poi ci siamo spostati nella scuola di ballo in cui mia sorella prima insegnava a ballare ai bambini. Doveva dei soldi alla proprietaria, ma questa non si è mai presentata e noi ci siamo appropriati della sala e ci siamo messi a fare delle cose totalmente sconnesse, un po' tra noi, un po' per conto proprio. Erano le 9 di mattina, avevo sonno ed ero parte di qualcosa.

Abbiamo attraversato un pezzo di città a piedi, siamo stati in taxi e in un istante la sua iride è stata attraversata dai raggi di un sole velato, pigro; sembrava di essere in un sogno, ormai. Per un attimo, ancora al bar, ho avuto la sensazione di piacergli... ma quando i sensi più antichi si atrofizzano si finisce per non pensare a certe cose. O forse è che piace a mia sorella e lei vale più di qualsiasi uomo sulla terra.
Ma non posso impedire ai miei pensieri di fluire, giusto? Sono miei e ne decido io la sequenza, e posso metterli per iscritto, posso condividerli, posso plasmare il mio racconto.
Credo che l'incantesimo non si sia rotto, semplicemente si è diluito con la luce del sole, proprio come lo zucchero che stavo mettendo nell'ennesima tazza di tè. Mi dispiaceva. Un trio che fino a qualche ora fa era infinito, solido, unico, adesso era composto da tre persone che potevano benissimo essere in tre continenti diversi e non sapere dell'esistenza l'una dell'altra.

Bisogna andare via prima che sorga il sole, bisogna scappare, bisogna rifugiarsi in una casa e mettere la testa sotto le coperte finché si è in tempo! Oppure bisogna concentrarsi sullo sguardo del proprio interlocutore ed evitare di distrarsi con ciò che vede la coda dell'occhio. 

Quando si è in tre la magia dura solo finché è notte, perché la mattina... se si rimane a guardare qualcuno negli occhi troppo a lungo, si rischia di ferire chi si ama.



mercoledì 6 novembre 2013

Il coraggio di lottare

A volte ho a che fare con persone meravigliose, perché mi sembrano aperte, intelligenti, interessanti, con un bagaglio di esperienze infinito. Poi mi sorprendo e ci rimango sempre male, perché giustamente ognuno ha i suoi acciacchi e sono tutti disposti a chiuderti la porta in faccia quando meno non te lo aspetti. Perché non sei come loro. Perché posi nuda, perché non ti vergogni del tuo corpo, perché ti piace l'erotismo, perché fai sesso per il puro piacere, perché vuoi avere i figli con chi ami, perché ti diverti anche senza soldi.

È come se mi dovessi sempre giustificare davanti ai miei amici, per non far sentire loro in imbarazzo per come sono. Forse non voglio ammettere che sto invecchiando, forse non voglio accettare i miei cambiamenti, mi precludo nuove esperienze perché sono troppo legata al vecchio, perché mi attacco troppo alle persone e non mi rendo conto che ci evolviamo in modi totalmente diversi, e questo a volte significa semplicemente dividersi. E io non voglio. È molto strano, perché fino a un anno fa lo facevo senza alcuna difficoltà.


Mi manca il mio migliore amico, tanto, a volte a tal punto da odiarlo, da offendermi... e tutto in maniera piuttosto consapevole. Ma se lui non ha bisogno di me, io non ho il coraggio di dirgli che io invece ho tanto bisogno di lui... e intanto il tempo passa ed è sempre più difficile raccontare le cose. Lo guardo e provo un amore incondizionato, è una cosa che non è mai cambiata nei suoi confronti; vedo qualcosa di così famigliare e caro e incredibilmente lontano. 
Però non voglio dire che così è la vita, ma è così che a volte vanno le cose. Ci chiudiamo e non riusciamo più a guardare nella mente l'uno dell'altra e allora ci perdiamo. Prima lo accetto prima ricomincio a vivere tranquillamente.
Sarebbe ridicolo se le truppe combattessero contro degli alberi, ci vuole sempre la controparte, qualcosa contro cui andare, e, soprattutto, qualcosa da difendere. Ma difendere un'amicizia che non vuole essere salvata, è come quella famosa storia su Don Quichotte contro i mulini a vento. So che da fuori è piuttosto buffo, se non ridicolo, ma vi assicuro che finché sei dentro vai a fondo. Tutti ti indicano il bordo più vicino per aggrapparti, ma non si rendono conto che riusciresti a vederlo solo da sopra.


Ma sostanzialmente, a parte le cose con le radici molto più lontane dal tronco su cui sto lavorando, sto bene. Sono in un posto in cui semplicemente sto bene, anche se non è facile.

Arriva un momento nella vita, se siamo abbastanza evoluti, in cui sembra di essere peggiorati. Significa che ci stiamo rendendo conto che è in atto un cambiamento e se stiamo così di merda è perché siamo di nuovo in salita, stiamo di nuovo cercando di migliorarci. L'antibiotico ti distrugge al primo giorno della cura, poi cominci a guarire. Bisogna avere pazienza e non abbandonare il percorso all'inizio, o a metà, perché poi si pietrifica tutto e allora ci portiamo certi problemi fino alla tomba. Per migliorarsi ci vogliono tanto coraggio e tanta forza, soprattutto quando si è soli. 





mercoledì 16 ottobre 2013

Zoe

Ho avuto la fortuna di vedere in anticipo l'ultimo video in cui ho l'onore di essere protagonista.
Non ho molta voglia di perdermi a descrivere il pezzo, so che è molto bello e che l'ho ascoltato come andava ascoltato solo dopo essermi vista nel video.


Mi ricorda l'unico uomo che mi abbia mai detto "se tu ti vedessi con i miei occhi". Se mi vedessi con gli occhi di tutti quelli che dicono che sono bella senza avere idea di cosa significhi, varrei meno di zero. Lo so. Ma so anche che la mia autostima è sotto zero. So che vengo bene in foto, anche se non rispecchio i canoni di una bellezza femminile classica, o contemporanea, o qualsiasi cosa piaccia adesso per lo più a tutti. So che non sono brutta affatto e ho un po' di amor proprio, non poserei se credessi di essere un cesso. Però non so... Faccio così fatica a credere a qualcuno che mi parla sinceramente, dicendo qualcosa di bello, di superficiale e bello.

Cosa vuol dire bella? 

Angelina Jolie è bella, non io! Io sono così... un tipo. Posso piacere. Sono la ragazza che passa inosservata a una festa, che contempla gli altri flirtare, a cui i ragazzi hanno paura di avvicinarsi perché non ha i gesti espliciti di un interesse. Insomma, sono una sfigata! Sono il tipo di ragazza da film comico americano, se indosso gli occhiali divento invisibile, ma se qualcuno mi guarda per bene vede che sotto c'è qualcosa di carino. Sono l'ossessione delle amiche che vogliono che per una volta Nina esca truccata, decente! Perdio!

Ho sempre creduto che la femminilità si celasse in cose diverse.

È deprimente. Davvero valgo solo in foto?
Mi fa schifo quando in discoteca gli uomini mi si avvicinano perché ho il rossetto e una gonna corta. Ma deve far parte del gioco, dell'artificio che tutti amano.
Davvero senza trucco non valgo niente? Davvero nessuno riesce ad andare oltre, attraverso qualcosa di semplice...?


Invece mi guardo in questo video e mi meraviglio del fatto che anche se così è stato scritto qualcuno si sia preso la briga di riprendere i miei gesti, che abbia trovato quelle piccole cose che nascondo e che mi sono preziose. C'è un punto in cui la canzone dice "Zoe ti spezza con la sua onestà, violenta e nitida", e io penso... che sono io. E quello che faccio nel video va bene, è mio, ci credo, lo amo, sono così... e ho perso un sacco di persone per come sono. E anche per questo sono sola, come Zoe.
Io credo che questo vada al di là della mia sfigataggine con gli uomini, comincio a vedere loro come dei ritardati; perché ci sono due persone lì da qualche parte, di un certo gruppo chiamato "Libra", che hanno scritto "Zoe" e la trovano bellissima, anche se è così, proprio perché è così.

E ringrazio questi ragazzi che hanno contribuito a farmi sentire bellissima e semplice, anche se nei panni di un'altra.






domenica 13 ottobre 2013

Le parole contano

A volte le parole feriscono così tanto. A volte mi sento un po' come quel "vaso di terracotta costretto a viaggiare con molti vasi di ferro". Mi ha sempre colpito questa frase e non ho mai capito perché mi ci ritrovassi così tanto, perché non sono una persona debole, né tanto meno codarda, altrimenti mi sarei acciaccata, sarei finita come quelle ragazze che alla mia età dimostrano cinquant'anni. Essere paragonati a dei vecchi non è sinonimo di un'indole matura. Ho cercato di mantenere qualcosa di puro in me, non so perché tutti quelli che conosco vogliono portarmi via questa peculiarità caratteriale. Qualcosa di me ha sempre turbato i miei amici, li ha sempre allontanati. Mi ci crogiolo da anni e penso che persino Don Abbondio ha avuto qualcuno che gli è rimasto accanto fino alla fine.

Mi ricordo di A. che mi ha detto che sono egoista (verissimo) e che sono una persona aggressiva (non può essere vero, non sarei qui a scrivere). All'epoca gli dissi che una persona che mi vuole ancora bene non può dire queste cose e me ne sono andata. Ho pianto dopo, perché qualcuno che non mi conosce non si merita le mie lacrime, ho pensato. Ma solo di recente ho capito perché la cosa mi ha toccato tanto... Non reputo giusto accusare qualcuno che protegge ciò che ama e soprattutto ciò in cui crede. Sì, l'ho fatto senza particolari riguardi, ma mai a sproposito. Tutte le mie tesi erano dignitose, avevano un senso, un sostegno, una verità che poteva essere vista da più angolazioni. Non ho mai difeso un pensiero senza prima averlo sviscerato in privato, perché non mi permetterei di sbagliare in una cosa così grande, perché non darei mai in pasto ai cani qualcosa a cui tengo senza averlo prima corazzato. Non amerei niente e nessuno senza considerarlo prima di tutto puro.
Quindi la mia non è aggressività, stupido, stupido essere umano, il mio è amore ed è amore profondo e incondizionato per le passioni, per il piacere e per me stessa. Un dibattito per me è questo: lottare per ciò in cui ho imparato a credere. Non litigo mai, solo metto in evidenza la punteggiatura, metto più sotto pressione i toni, do' più spazio ai gesti. Non è aggressività, è passione.


Quante cose fanno male, quante parole vengono gettate dal quinto pianto senza una minima considerazione per il povero passante. Tutti si sentono in diritto di dare un giudizio, senza che venga richiesto, senza prima finire di ascoltare la frase... quando l'ultimo termine può cambiare così tanto. Una frazione di secondo può dare la svolta alla vita di una persona, una virgola gliela può negare. Perché, perché nessuno vuole ascoltare?

Infine... tutti se ne vanno. E pensano che io abbia lo sguardo perso nel vuoto perché sono triste, scontenta e arrogante.
Mi guardo intorno perché il mondo ha da offrire un'infinità di cose, perché se parlo faccio danni, perché se ascolto mi sento morire dentro, perché si spegne un po' di quella purezza che non so più come proteggere.

Sono stanca.
Perché non sono socievole e perché ancora mi piace passare il mio tempo con una persona alla volta e guardarla negli occhi, ascoltarla a lungo, non confondere gli odori.
E soprattutto... le mie parole sono sempre quelle giuste, perché so esattamente cosa voglio dire e mi prendo una pausa nella discussione per capire come parlare. Ho dato tanto per arrivare al punto di poter parlare liberamente, senza intoppi, senza fraintendimenti, per scegliere i termini velocemente, per avere il tatto allenato; per essere diretta, per sorprendere o per evitare di girare intorno a qualcosa che entrambi gli interlocutori vogliono.

Se mai gli ultimi barlumi di speranza dovessero essermi portati via, se quella fiamma intatta che porto all'interno dovesse spegnersi, so per certo che il mio amore per un sano dialogo non morirà mai, finché sarò capace di pronunciare le parole che conosco e finché, estemporaneamente, incontrerò persone come me. Persone passionali.

Ma intanto il vino è finito e io sono rimasta sola, ancora, incapace di non illudermi di fronte a un mondo di possibilità ed esperienze.




sabato 12 ottobre 2013

È uno sporco pulito

C'è bisogno di un viaggio molto lungo e possibilmente in macchina.

Mi si disegnano davanti agli occhi le montagne e sento il sole bruciarmi il viso passando nelle insenature. E fuori c'è un vento caldo, c'è un odore indefinito di alberi e di terra. Soprattutto odore di terra.
Lui non se ne cura particolarmente, ama altre cose, cerca odori diversi, ma ci siamo già fermati un paio di volte perché volevo toccare il terreno e annusarmi le mani. Amo la nostra macchina che ha il tipico odore di tessuto surriscaldato e polveroso. Amo passare il tempo così, ma non vedo l'ora di giungere a destinazione e cadere tra le foglie secche, inspirare profondamente e ricordarmi che sono felice. E ho bisogno di sporcarmi i capelli, di sentire i granellini di terra sulla cute, sentirne il movimento sotto le sue dita. Solo l'uomo che amo può toccarmi i capelli così, solo l'uomo che mi ama può capire quanto una cosa così microscopica possa portarmi lontano da tutto e farmi dimenticare ogni male.

Ed è incredibile l'attenzione che voglio dedicare a questa persona. Lui guarda l'acqua scorrere per ore e io non mi sento mai trascurata, perché so che c'è anche un po' del mio sangue in quel fiume e lo sento scorrere nelle mie vene quando lui mi abbraccia, quando sento l'odore dei suoi capelli sui miei vestiti.
E mi piace quando prende la chitarra, si siede per terra e improvvisa qualcosa, perché sa quando ho bisogno di cantare, perché mi ascolta quando canto e non gli è di alcuno sforzo arrivare prima che io scoppi a piangere. Mi sente.

Mi piace anche quando stiamo in silenzio sotto la pioggia, completamente fradici e infreddoliti, in attesa di una svolta, dell'acqua che si raccoglie nelle clavicole, della "necessità" di un bacio. E ci possiamo guardare a lungo e poi fissare il soffitto sdraiati sul pavimento, con le dita intrecciate tra i peli del cane e la polvere di una settimana che non ha lasciato spazio a nient'altro. 

Amo questo posto perché nelle mattine come questa il sole disegna alla perfezione la sua mandibola e mi sveglia poco prima di lui, facendomi sprofondare nelle coperte, fino a puntare il naso sotto la sua ascella e pensare che là fuori non esiste niente di più rassicurante, che nell'intero universo mai troverò un odore così tanto familiare.

Una cosa so. Che abbiamo tutti spesso voglia di dormire con qualcuno, ma che esistono pochissime persone con cui abbiamo voglia di svegliarci.


martedì 8 ottobre 2013

Un autunno diverso

È il primo autunno in cui non trovo l'ispirazione per scrivere. Negli anni ho riempito blog e diari di cose piuttosto melense, quindi suppongo una certa consapevolezza mi abbia portato a una specie di blocco, perché qualsiasi cosa mi venga in mente sembra merda.
Oppure mi avete semplicemente consumata. Mai come quest'anno ho lottato per farmi leggere da chi non è in grado di ascoltare e non è servito a niente.
Chi ha letto ha capito e ho capito anche io... Certi messaggi semplicemente non arrivano, in qualsiasi maniera siano trasmessi.

Nessuno mi ha mai sostenuto. Il mio bisogno di scrivere è un passatempo agli occhi degli altri. Qualcuno mi ha letto volentieri, qualcuno mi ha compreso, ma nessuno ci ha mai creduto. Dio solo sa quanto bisogno io abbia di una persona che mi dica "non mollare" adesso. L'ha fatto mio padre oggi e sono scoppiata a piangere perché anche se sto ancora lottando e la strada è totalmente in salita, so che lui crede in me e che non sono un totale fallimento. È bello quando la persona che ami è fiera di te, quando si rende conto di quanto una cosa del genere possa contare. Non lo fa per renderti felice, lo fa perché ci crede davvero.

Chiara qualche giorno fa mi ha chiesto se io avessi intenzione di scrivere qualcosa di mio. Mi è sempre piaciuto scrivere di altri, stare dietro le quinte, fare la giornalista insomma, ma questa cosa mi ha fatto riflettere per un attimo e ho sentito in fondo alla mia mente affiorare idee, anche se totalmente incapaci di toccare la superficie di quello che è il parto, la conclusione dell'ispirazione o qualcosa del genere. È come se la mia testa fosse una sfera di cemento con dentro i coccodrilli. Ok, è un'immagine un po' deviata, ma immagino non sia facile per un coccodrillo uscire da una situazione del genere. Povere le mie idee.

Ho sempre pensato di non essere all'altezza di mettere al mondo una creatura così grossa, per due motivi. Prima di tutto l'universo è pieno di autori incredibili e mi sembrerebbe di levare loro l'aria per respirare (arrogante come pensiero, visto che loro non sanno della mia esistenza), e poi - forse questa cosa si avvicina di più alla mia indole - avrei paura che questa mia creatura venisse calpestata. Insomma, è un po' come fare i figli in una situazione non proprio ideale e far loro crescere in mezzo a tutta questa merda senza dar loro gli strumenti per difendersi. Ecco, quando avrò questi strumenti, scriverò un qualche libro. Sicuramente non sarà un romanzo. Magari scriverò la biografia a mia madre... O farò un finto epistolario tra due uomini, devono essere due uomini perché devo uscire dalla mia natura femminile, altrimenti rischierei di scrivere una roba pretenziosa e autocelebrativa, come la maggior parte delle scrittrici. Anche se dovrei stare attenta pure nei panni di un uomo, perché potrebbe diventare un po' troppo vicino ai miei gusti personali e se così fosse non avrebbe senso scrivere per gli altri, potrei limitarmi a un diario messo nell'ultimo cassetto della scrivania e intitolarlo "le lagne e i desideri di una post-minorenne".

Comunque ho capito un'altra cosa... Il lettore non deve necessariamente capire di cosa tu stia parlando, ma gli deve piacere e lo deve poter plasmare a seconda della situazione che sta vivendo. 

Per ora ascolterò il consiglio di mio papà, non smetterò di scrivere [mi sono resa conto di odiare i due punti] e non vedo l'ora di avere davanti a me l'unico uomo che non mi giudica e che mi ama incondizionatamente, per potergli raccontare ogni mia paura, per potermi lamentare di tutti coloro che mi hanno maltrattata, ma senza fare troppa pena, perché mio padre sa che sono una persona forte, che mi rialzo sempre e che prima o poi troverò qualcuno che reputo degno del mio ultimo cassetto della scrivania. 


Non ricordavo l'ultima volta che qualcuno mi avesse detto "ti sento". Quando è stato? Come si può non ricordare una cosa del genere? Forse una cosa del genere non è mai esistita nella mia vita. Tutto questo è un po' triste, ma sono giovane... c'è tempo (le ultime parole famose).






domenica 29 settembre 2013

Amico

Volevo scrivere di Milano, volevo parlare di mille cose e invece ho passato mezza giornata piegata in due sul letto cercando di lottare contro la nausea ed è lì che ho realizzato quando si è veramente soli.


L'amico non è quello che ti affianca in una risata e non è quello che ti offre una spalla per piangere, ma è la persona che ti sta vicino quando fai schifo, quando stai sbagliando tutto e vai contro la tua stessa morale. L'amico non ti giudica, ti ascolta e ti sostiene, perché i tuoi problemi non sono i suoi problemi ed è proprio quello che gli permette di starti vicino.

E io ho amici così. Ah, così pochi... così pochi, ma così importanti, così speciali! Spariscono per mesi e quando tornano niente è cambiato. Sono persone che non hanno mai cercato di proteggermi, benché mi abbiano dato dei consigli, mi hanno lasciato fare i miei passi e questo mi ha reso una persona migliore. Non solo perché mi sono messa in discussione basandomi semplicemente sulla mia esperienza, ma perché i miei amici non mi hanno impedito di fare schifo e soprattutto... non mi hanno mai abbandonato. 

Io devo poter toccare il fondo con la sicurezza che risalendo quelle persone ci saranno ancora e non mi ricorderanno che loro avevano ragione e io torto. 

E l'amico vero è la casa.
Mi ricordo di Chiara che mi ascolta attentamente, annuisce, sorride, si sorprende, poi diventa seria e mi porta con sé da una parte per parlare meglio e improvvisamente prende in mano la situazione, senza rubarmi niente, senza sbagliare una virgola. Mi sono sentita protetta da una ragazza più giovane di me di cinque anni e io trovo che sia una delle sensazioni più belle che un essere umano possa provare. Non mi era mai capitato di sentirmi complice con una donna, non di recente... è sempre stata una prerogativa di Alessia e pensavo che sarebbe stato per sempre così.
Una donna che cammina con me, poi si ferma, mi guarda e dice che secondo lei dovrei fare determinate cose, poi ricomincia a camminare e mi prende pure per mano.

Infinite volte ho voluto essere questo per qualcuno e mai mi è stato concesso. So che suona come un luogo comune, ma non lo è: i rapporti umani possono essere la cosa più superficiale in assoluto.
Mi trovo a parlare bene con tanta gente, sento il bisogno di farlo con la metà di loro, racconto le mie passioni a pochissimi, nessuno sa delle mie paure.

Va bene anche essere bruschi, io per prima lo sono e so quanto male ho fatto nella mia vita, ma l'amico sa quando prenderti a schiaffi e quando invece semplicemente assecondarti; non è per mentirti, è saper aspettare il momento in cui sarai in grado di ascoltare.


Insomma me ne stavo piegata sul letto, nauseata e dolente, un po' disperata e incredibilmente sola, quando qualcuno mi ha semplicemente detto "resisti". So farlo da sola, so esattamente come resistere a ogni piccola o grande cosa nella mia vita, ma avere qualcuno che mi dica che ce la posso fare è il catalizzatore di cose molto, molto più grandi di quelle che sono abituata ad affrontare da sola. È una crescita!


Provare dolore fisico mi aiuta a capire perché sto male mentalmente, perché un'intossicazione alimentare è la scala ridotta di una situazione di stress che sta totalmente sfuggendo di mano. Provare dolore fisico equivale a concretizzare qualcosa che siamo abituati a sentire, ma in maniera meno tangibile. Ognuno di noi si merita di avere accanto una persona che dica di tenere duro in momenti di debolezza fisica.
Io sono arrivata al mio estremo grado di arroganza e non ho più paura di dire che mi merito il massimo... e se così deve essere, essere soli sarà un po' più di routine, lo so, ho sperimentato. Essere selettivi vuol dire essere arroganti, perché, mi è stato detto, non sono nessuno per dire se una persona è buona o cattiva, se valga la pena passare il proprio tempo con questa. Insomma, quello che voglio dire è che io so cosa è meglio per me e purtroppo in questo benessere alcune persone non sono comprese, perché devo sacrificare le mie energie e il mio tempo per qualcuno che mi reputa come una qualunque? O per qualcuno che non si rende conto del mio potenziale in fatto di relazioni...?

Scegliere con chi stiamo bene è NATURALE. E prima ce ne facciamo tutti una ragione, prima troveremo l'amico perfetto. Vi assicuro che esiste.






mercoledì 14 agosto 2013

Una metafora

Nell'ultimo anno ho passato troppo tempo a lamentarmi, a fare polemica, a essere isterica con tutto e tutti; a rifiutare le scopate occasionali (l'isteria è liberamente associabile al mio rifiuto di scopare a caso e diventare ancora più isterica), a evitare le persone e a credere di poter fare molto in confronto all'ingratitudine che ricevevo per i miei sbattimenti.

Andrea è uno stronzo, ma mi ha insegnato una bella cosa quando soffrivo di attacchi di panico anni fa. Non realizzavo, non riuscivo a farmeli passare con quella tecnica, perché sappiamo che quando ci sentiamo morire, vorremmo solo morire, è troppo difficile aggrapparsi a qualcosa di buono con tutte le forze e uscirne dignitosamente.
A volte vado al mare e quando non vado in crisi per i capelli, mi immergo nell'acqua completamente, ci resto il più a lungo possibile, solo allora realizzo quanto sia bello respirare.
Quando stai soffocando perché ti sembra di avere la gola gonfia e ti vergogni che qualcuno possa semplicemente scambiarti per uno psicopatico, puoi fare una cosa sola... sforzarti e pensare a qualcosa di bello.


Non soffro di attacchi di panico da molto tempo, ma è una cosa difficile da debellare totalmente, forse impossibile, non so dirlo. Quando violento il mio cervello andando contro a qualche mia morale, se di morale si tratta, sento una spirale che comincia a girare lentamente nello stomaco, so che salirà nei polmoni e poi mi perforerà la gola. Nasce così il panico, è così che l'organismo si ribella. A volte vomitiamo cibo o alcol, a volte il vuoto che ha gravato sul nostro cuore troppo a lungo.

Non so perché siano passati esattamente, non ho mai applicato la tecnica di Andre di pensare alle cose belle che ho nella mia vita per calmarmi. Ci penso adesso quando sono triste e quando la gente mi sta sul cazzo, ma all'epoca non l'ho mai fatto. Quindi penso che siano passati perché ho smesso di ingabbiarmi per tenere vicine le persone, non scendo più a compromessi e al costo di soffrire ho scelto di essere sincera, onesta. Non vuol dire che a volte non senta partire gli ingranaggi dei sotterfugi nella mia testa, capita anche troppo spesso, ma resisto, piango, a volte sono costretta a rimanere sola, ma non soffro più di attacchi di panico e il mio spirito deve poter stare bene dentro a questo corpo. Preferisco essere triste nella mia casa, che sotto a un ponte. 

È così che da un po' osservo le persone che mi circondano, che spariscono e che poi ricompaiono con le scuse più patetiche. Non mi arrabbio più e non ho rancori, voglio solo vedere cos'hanno di buono da darmi, da dimostrarmi. So che se ne andranno di nuovo, posso solo rendere piacevole la loro permanenza, per entrambi.
Poi naturalmente ci sono quelli che non vanno mai via, li sento poco, li vedo di rado, ma li amo, sono amici veri.

Amal guarda sempre il mare nella pausa dei tre puntini tra una frase e l'altra. Poi torna a guardarmi negli occhi e mi sconvolge sempre, perché la purezza che ha dentro è disarmante. È la donna più pazza e più saggia che io conosca e nonostante questo, nonostante i suoi strani meccanismi per affrontare la vita, è pura. Ma come cazzo fa? Forse mette il suo cuore nel mare durante le poche ore che dorme. Dovrei provarci.


Poi c'è Ale, che mi sopporta sostanzialmente e paradossalmente si becca anche il peggio di me, ma forse è per il semplice fatto che è così che va con una persona che lasci avvicinare un po' di più. Non è questione di conoscersi, ma di capirsi. Mi guarda con quei suoi occhioni e mi parla dei suoi sogni che mi sembrano così strani. Mi guarda serissimo quando gli apro un po' i cancelli del mio mondo e mi vuole proteggere dalla mia stessa aria, ma non si impone. Quello che all'inizio ho scambiato per freddezza era solo un grande rispetto. Stava forse un po' anche a me avvicinarmi, non posso pretendere di girare un film d'autore ed avere la stessa interpretazione da tutti. La sua va più che bene, devo solo abituarmici. Credo che dopo anni io abbia trovato qualcuno che potrei amare, ma cerco di non pensare troppo al futuro, perché sono anche diventata incredibilmente codarda.
Però per oggi vorrei godermi questo sentimento di cui cadevo vittima molto spesso da ragazzina, una peculiarità acquisita nel tempo e dimenticata dopo la mia ultima grande batosta... per non morire. È così. Giuro che prendere una craniata adesso sarebbe per me insostenibile, il mio cuore non si rigenera più con la stessa facilità di anni fa, ma pazienza, non si rifiuta un amore, è da criminali... e da cretini visto che non è poi così male essere corrisposti, o illudersi di esserlo.
Quindi voglio solo godermi la possibilità di fare l'amore con qualcuno che reputo degno di me, qualcuno che sa apprezzare la mia indole, qualcuno che riesce a godere della mia sessualità a 360 gradi. E poi voglio camminare per strada e improvvisamente fermarmi perché ho sentito un odore familiare. Ciò che ci appassiona a una persona è molto friabile e può svanire improvvisamente, o può diventare qualcosa che ci ricorda qualcos'altro, forse qualcosa della propria infanzia.
Ale è il mio Autunno quattro stagioni l'anno. Ogni tanto d'estate passeggio assorta dai miei pensieri e sento l'odore di foglie secche e per una frazione di secondo i miei piedi fanno attenzione a non farle scricchiolare per non spaventare i grilli.





martedì 16 luglio 2013

Londra?

Londra ha infiniti parchi. Potrei passeggiare tutti i giorni, completamente a caso e continuerei a trovarne nei posti più inaspettati.
La burocrazia si svolge in maniera vertiginosamente veloce, come qualsiasi altra cosa. Non ho fatto in tempo ad aprire il conto corrente che mi sono trovata a pagare con la carta al McDonald's. È stato un attimo e ho smesso di sorridere in metropolitana, non ho più avuto interesse ad osservare la gente e a cercare il mio principe occasionale che ho sempre voluto conoscere su un mezzo pubblico.
Quando Simone mi diceva "ti abituerai" alla gente completamente apatica in metro io non ci credevo, ero convinta che sarei rimasta quella di prima.
Simo, che non si faceva scrupoli a prendere la macchina nel cuore della notte e venirmi a trovare perché stavo di merda, non ha avuto tempo di aiutarmi col trasloco. Simo, capito? Simo.
È tutto così veloce, frenetico, persino la gente svaccata nei parchi ha fretta. Fretta di mangiare, di bere come delle merde, di drogarsi, di andare via.

Adesso guardo in basso e penso ai cazzi miei. Credevo di averlo sognato tutta la vita, quella privacy sacrosanta anche in mezzo alla gente.
Mi sono trovata completamente sola e mi sono chiusa a una città piena di possibilità. Mi è passata la voglia di frequentare gli infiniti locali in Shoreditch, o di visitare il mercatino in London Bridge sfondandomi di cibo buonissimo. Non osservo più gli scoiattoli nei parchi e non mi fermo a guardare l'acqua. E senza acqua qui è dura. Il Tamigi sembra finto, sembra solo quella riga azzurra sulla mappa metropolitana.

Non passeggio più in Camden Town. Ci sono tornata solo ieri perché non conosco altri posti in cui comprare i piercing (ne ho inghiottito un altro, per la cronaca). Incontro conoscenti tra un impegno e l'altro e bevo il sidro all'ora di pranzo senza sentirne il sapore. Non guardo la gente negli occhi durante un brindisi e non riesco a conoscere nessuno perché mi sembrano tutti degli automi. O sono tutti di passaggio. Londra è un porto dove io non riuscirei mai a legarmi a qualcuno e dove avrei sempre paura di soffrire, dove sarei sempre in ritardo e dove affogherei insieme alla mia autostima.

Mio dio questa città è bellissima e io non ho voglia di fare foto. Non ho nemmeno voglia di posare a dire il vero e non riesco a scrivere perché sono totalmente spenta e se non scrivo mi spengo. Torna?
Volevo solo cantare nelle ultime due settimane, ma come per magia mi è sparita la voce perché mi sono lasciata andare a un mal di gola ridicolo. Adesso faccio fatica a ricominciare. Ed è assurdo che non ci sia qualcuno a cui raccontare le mie cose. Sono tutti di fretta. Io non ho mai visto correre il mondo così tanto, mi hanno insegnato che la Natura non ha fretta. Il che non significa non fare niente, ma semplicemente vuol dire godersi le cose, saperle analizzare, farle perché ha senso farle.

Non ha senso stare qui, non ha senso andare via.

In tutto questo casino hai trovato un'ora plausibile per vederci e a modo tuo mi hai ascoltato. Sai cosa penso? Che tu non c'abbia capito un cazzo, sai perché? Perché non hai avuto tempo di ascoltare le mie frasi fino alla fine. Nessuno qui lo fa. Nonostante tu non c'abbia capito un cazzo, non ti sei arreso. Ti fa davvero onore come uomo. Ti giuro, ho conosciuto tanta di quella gente senza palle, ho sentito tante di quelle parole. Preferisco che tu mi capisca meno, ma che tu sia coraggioso e determinato, perché io perdo il contatto con la realtà piuttosto spesso, fa parte della mia natura, ma a volte ho bisogno di un terrestre che mi dica "ripigliati". Non ricordo quando è stata l'ultima volta che qualcuno si sia preso cura di me, senza allo stesso tempo essere opprimente o arrogante.

Anche io faccio fatica a capirti, ma non indago troppo, mi piace guardarti e sentirti parlare di cose che non conosco. Da un mondo che fino a questo momento ritenevo sterile, quello di cui tu fai parte, ho tratto ispirazione ed è talento di pochi sapersi presentare bene. Credo tu ce l'abbia.

Io non voglio essere quello che sto così velocemente diventando qui. Io mi incanto a fissare le cose, voglio stare ore e ore nei parchi a scrivere, mi ubriaco per il gusto di farlo e non perché torno stanca da lavoro e devo rilassarmi. Vado nei locali per ballare, non per drogarmi e vado ai concerti per guardare ed ascoltare, per godere, non ho bisogno di una macchina fotografica, io vado fiera dei miei occhi miopi.
Qui sto diventando una macchina.

Ho lottato a lungo, per quanto a qualcuno sia sembrato ridicolo, per diventare ciò che sono, per amare quello che sono e per non arrendermi agli ingranaggi del sistema. Non ho intenzione di tornare indietro. Sembrerà che io mi stia arrendendo, che io non voglia lottare per ottenere qualcosa qui. Non è così, non è assolutamente così. Io sto lottando per non rinunciare a ciò che sono, per non dimenticare la mia vera natura. Nessuno sa quanto coraggio ci voglia. E sarà più dura per me, lo sarà cento volte di più, proprio perché sto abbandonando il mio parco giochi qui.

È una sensazione e purtroppo, o per fortuna, mi hanno insegnato ad ascoltare il mio intuito, sempre!!! Il mio cuore non sbaglia mai. Io qui mi sento morire. So che molti altri prima di me si sono sentiti così qui e adesso li osservo e non li riconosco. Mi spaventa.
Non sto cercando di evitare di soffrire, perché questa scelta di per sé mi sta straziando, sto solo gelosamente prendendo fiato con questi polmoni dolenti per intraprendere un'altra strada.

Coloro che rimangono non possono capire e so che a te sembra folle ed inutile, ma non mi conosci, non conosci la terra a cui appartiene il mio spirito e non conosci il mio terrore nei confronti dell'amore.
A volte vorrei circondarmi di montagne e morire in un lago ghiacciato, poi resuscitare per poterne scrivere, per potertelo raccontare a te, descrivendo le sensazioni che ho provato su ogni centimetro della mia pelle.
Penso sia semplicemente amore e ognuno ha il suo modo di rappresentarlo, di esprimerlo. Qui tutto ciò che sono muore. Non so se sarà sempre così o se si tratta di un particolare momento della mia vita.

E se un po' hai cercato di conoscermi sai che amo scrivere, quindi il fatto che io sia qui a farlo adesso significa qualcosa. Non biasimarmi, non offenderti, cerca solo di capirmi, cerca di leggere le mie frasi senza fretta.


Ma non so dove tutto questo ci possa portare. Immagino da nessuna parte, quindi forse dovresti dimenticarmi, dimenticare me e la mia depressione per le cose più stupide, o la gioia che traggo dalle cose così piccole. Ho lottato per vedere i dettagli, per apprezzarli. Non rinuncerò a ciò che sono e questo vuol dire essere altrove.



lunedì 24 giugno 2013

Londra

Le persone mi chiedono come sta andando, palesemente chiusi a un tipo di risposta negativo. Come può andarmi male a Londra? Voglio dire... è Londra.
Almeno una di queste persone mi avesse chiesto se sono spaventata, se me la sto cavando, se ho trovato un lavoro o se mi sento sola.

Perché fuori dai 100 km che vi circondano vi sembra che sia tutto rose e fiori?

Londra è bellissima, a volte attraversando un qualsivoglia ponte mi viene da piangere da quanto è bello tutto quello che vedo, dall'acqua che imperterrita fa il suo corso sotto i miei piedi, esattamente come quell'infinità di persone apatiche di cui non riesco a catturare lo sguardo in metropolitana.
I parchi sono mozzafiato, non ho mai visto così tanto verde tutto insieme in una città così grigia e trafficata. Quando mi ricordo di respirare, mi vado a sdraiare sotto vento su uno di quei prati e gli scoiattoli non si fanno scrupoli a montarmi sulla testa per pretendere del cibo. 
Gli edifici sono pieni di particolari da osservare e a volte inciampo o mi imbatto nelle persone, perché mi perdo, c'è troppo da vedere e tutto quel rilievo dalle sfumature del mio colore preferito incombe sul mio sguardo. Mi dimentico totalmente di dove sono e di che cosa sono venuta a fare.

La cosa che mi fa arrabbiare è quando pesto i piedi alla gente, o urto le borse alle signore, nessuno batte ciglio. Anni fa avrei giurato di aver coronato un sogno a vivere nell'indifferenza della gente, adesso mi fa solo sentire sola e invisibile, come qualsiasi altro cittadino di questo posto meraviglioso e irrefrenabile. 

Conosco persone nei pub, a volte sugli autobus, ma si ferma tutto lì, si congela nei secondi che eccetto me nessuno si ricorderà. Non so perché questa cosa mi faccia soffrire così tanto, davvero non lo so.
A tratti penso sia perché sono venuta qui completamente sola e nonostante il mio carattere per certi versi estroverso, la mia pigrizia mi porta a farmi risucchiare da tutto questo assordante silenzio più che volentieri.


Quali sono le passioni in questa città? Perché non riesco a percepirle?
Oggi sono stata alla National Portrait Gallery. Ho osservato gli sguardi di quei ritratti freddi e lontani e mi sono resa conto che sono esattamente come le persone di questa città. Seguono i tuoi passi, ma non ti guardano veramente e tutto questo mi spaventa.

Cerco di mettermi in testa una cosa sola: lavoro. Trovare un lavoro stabile, trasferirmi in una casa pseudo decente e... E poi? Scendere in metropolitana e non guardare nessuno come tutti gli altri? Per cosa vivrei? Non lo so...

C'è tanto da fare qui, ma io lo scopro lentamente, un po' per scelta, un po' per solitudine... Forse imparerò i ritmi di questa città e non mi rattristerò più. Da una parte tutto questo mi piace, mi sento davvero libera. Dall'altra parte sogno di incontrare qualcuno che non senta tutto questo bisogno di reprimere il proprio stato d'animo solo per non apparire ridicolo di fronte a qualcuno che comunque non ci fa caso.
Sogno una persona che mi sappia ascoltare. È una vita...
Qualcuno che non mi prenda per pazza se il cuore comincia a battermi un po' troppo forte di fronte a un quadro che fino a quel momento ho solo visto sui libri; o che non mi suggerisca di abituarmi a qualcosa che non mi va giù.
Sono testarda e stupida, ma ora che ho trovato la mia natura, ora che finalmente accetto l'essere umano che sono -un po' impacciato, sbadato ed incredibilmente entusiasta per così poco- non voglio rinunciarvi. 


Dio mio, Londra o no, il mondo è spaventosamente grande, non ci credo che non esista qualcuno capace di amarmi senza cercare di farmi capire che il mondo non è come lo vedo io.

Quindi sono per la prima volta sola, ma a sprazzi appaiono persone che in pochi minuti mi sollevano il morale più di quanto i miei "amici" non abbiano fatto in tutti gli anni della mia vita.
Sono una codarda anche, perché scappare non è la soluzione e allo spirito non si può sfuggire; ma qui non mi giudica nessuno e ho la possibilità di cominciare da zero, senza dover mentire a nessuno, per il semplice fatto che non ho più nessuno da perdere.





venerdì 31 maggio 2013

Radici sott'acqua

Mi sono venuta un po' a noia anche io a forza di scrivere sempre la stessa roba. Sono sempre a parlare del mio paese, di quanto mi manchi, o di quanto mi trovi male in Italia.
Ma stasera mi ha assalito una tristezza disumana, mi sono persino permessa di piangere, ma solo perché sapevo il perché. 

Ieri su skype mio padre mi ha proposto di mandare tutto e tutti affanculo e di andare da lui per tempo indeterminato. Lo vorrei fare, ma qualcosa mi dice che ho da finire delle cose e una parte di me vuole fortemente andare a Londra, anche se non mi aspetta nessuno nonostante molti siano disposti a darmi una mano (qualsiasi cosa esista lassù, che li benedica).
Ma qualcosa mi fa ribollire il sangue e riporta alla mia mente le vie della mia città, o le foglie rosse in autunno, i viaggi in macchina con mio padre, la sua casa con il suo indomabile cane. C'è odore di legno nelle mie mani, dovrebbe essere sufficiente a legarmi a una stanza,  a ricordarmi minuto per minuto il percorso della luce in quella cucina. 
Sono ridicola. I giorni che non passo in treno, sono legata alla scrivania a scrivere di qualcuno, così non sono tenuta a fare i conti con me stessa. E poi nessuno mi domanda mai niente. Solite cose che escono così vuote dalla mia bocca.
Giuro una delle cose più tristi che estemporaneamente mi capita, è non avere nessuno a cui raccontare qualcosa. Vorrei inventare storie, raccontare ricordi, progettare il mio futuro a voce alta. Ma sono tutti attaccati a quei cazzo di smartphone e quindi rispondono a monosillabi, non leggono veramente. O non ascoltano. 


E poi bevo molto tè, continuamente, perché mi ricorda la mia terra e le usanze così radicate nonostante fossi partita quindici anni fa.
Anche se nata nel deserto, ho un forte amore per l'acqua e credo sia questo il problema. Vado fiera delle mie origini a cui non rinuncerò mai, ma non riesco a stare ferma in un posto.


E poco fa mi sono sentita persa, piena di dubbi e sola. Un'altra cosa triste è proprio questa, sentirsi soli. E credo che potrei morire qui, morire di libri e solitudine, perché sotto sotto mi piace, quindi non lotterei granché per avere amici.
Ricordo che tempo fa ero disposta a dare tutto a queste persone, ma c'era sempre qualcosa di più importante di me. Ho imparato ad avere delle priorità anche io, ad avere sempre un piano B perché le persone ti abbandonano quando meno te lo aspetti. Non mi fido di nessuno, ma vorrei disperatamente farlo, questa è un'altra considerazione che ha dato la svolta alla mia serata. 

Non mi resta che fare la valigia, costringermi a non pensare solo alle cose brutte e a sorridere un po' di più alle persone anche quando non se lo meritano. In qualche modo, quando rimango aperta e positiva, oltre alla merda entra un sacco di roba bella ed interessante, quindi vale la pena soffrire un po' per arricchirsi.


sabato 18 maggio 2013

Ciclo vitale

Oggi a pranzo il mio cervello ha scambiato un pezzo di cipolla per un verme. Non mi sono spaventata, quello che fa paura è che l'ho reputato del tutto normale. Probabilmente sto perdendo la testa nuovamente e la cosa non desta alcuno scalpore, non accende campanelli di allarme e io non mi sento in dovere di lottare per fermare questa lieve follia.

Ma l'ho fatto. A volte sembra di avere alle spalle cento anni e di aver cercato di celare quel sottile involucro della propria anima per almeno metà del tempo concesso per amare. 
Ho lottato attraverso mari e monti per conquistare la mia porzione di emotività, per essere in grado di mostrarla e di proteggerla e ho passato il resto dei miei giorni a reprimere lacrime e sorrisi per non vedermi di nuovo calpestata. 
È così umiliante avere paura. Ma è forse peggio non provare niente.

Dopo un impercettibile periodo, i timori svanisco e gli sguardi un tempo quasi palpabili diventano esalazioni corrosive e ogni prospettiva di sogno si perde. 
C'è una piccola bussolao nel mio cuore e ogni volta che mi allontano dalla mia meta, la freccia vibra e la sensazione di disagio si propaga, rimbomba da vena a vena; mi ricorda che persino guardare le labbra di un uomo può disegnare un nuovo percorso e non bisogna delinearne alcuna fine, perché non importa, perché è già stata superata. 
Ma ancora non ho capito cosa significhi. Non riesco a smettere di pensarci, è tutto chiaro, è un cielo limpido e noioso e per niente esplicativo, perché non deve dire niente, perché non ha niente da dire. 

Io amo i temporali invece. Lo sai. Hanno così tante sfumature e suoni. Portano cose nuove, ne estirpano altre, sono assolutamente necessari.
Sono stata espropriata anche io. Evaporo. Attendo. Spero di cadere nel posto giusto.

Altre volte sento solo odore di ruggine.
Un odore di sabbia e metallo di cui diventi assuefatto, come la pelle. Eppure l'ho sentito. So che odore abbia la mia pelle, me l'hai ricordato tu. Non posso che aspettare il prossimo acquazzone e sperare di non dover ripetere il ciclo che le persone come me si meritano minimo una volta nella vita.


lunedì 6 maggio 2013

Il tempo passa

Il tempo scorre a una velocità per me inconcepibile. Solo ieri stavo prenotando il mio biglietto di sola andata per Londra e adesso, a distanza di mesi dalla mia decisione di lasciare l'Italia, sto pensando a cosa mettere in valigia e sto lottando con persone che sapevano tutto, ma nonostante questo non hanno mai fatto niente per ritagliarsi un piccolo spazio temporale per vedermi, per fare foto, qualcosa. Adesso sembra che sia colpa mia che parto, che non concedo loro più tempo per creare qualcosa insieme. Oh, amici miei, sono sempre stata qui e vi ho cercati, vi ho tartassati fino alla nausea e non mi pento nemmeno di un secondo della mia vita che vi ho dedicato.

Però adesso andate in culo.

Sono così grata a chi si è sbattuto insieme a me per riuscire a incastrare gli impegni per vederci, per creare ancora e non vedo l'ora di visitare per l'ultima volta Milano. Voglio rivedere i miei amici. Non sono da considerarsi amici se il sentimento è a senso unico, suppongo, ma voglio chiamarli lo stesso come tali. Che importa se non sono nessuno quando loro mi hanno dato così tanto? Non mi scorderò alcun dettaglio.
Ho in testa Eugenia, seduta dalla parte opposta alla mia, in silenzio. Che bella che è e mi rode un sacco di non poterle parlare di più, meglio, da sole. C'è questo tavolino tondo e piccolo, troppo alto e pieno di birre. Davide sta ridendo tanto e Roberto è affaccendato con le rose. Alla mia destra c'è Giulia, sorridente e un po' timida, ma il suo carattere forte si percepisce dal suo sguardo.


C'è Stefano che corre da un tavolo all'altro, sclerando con i clienti del pub, ma che mi dedica qualche occhiata, che mi vuole bene. A che prezzo... a che prezzo un amore bruciato così in fretta? A quale scopo avvisare di un'imminente inondazione una persona che non avrà mai il coraggio di lasciare la sua amata casa?

C'è Matteo un po' brillo seduto sul divano di casa sua. Mi guarda incuriosito e assonnato e io penso a quanto l'ho odiato perché mi ha fatto aspettare al freddo un'ora il primo giorno. Adesso ho in testa questo sguardo famigliare, come se dovessi ancora scoprire troppo, ma allo stesso tempo come se conoscessi già abbastanza. Non c'è motivo di essere arrabbiati.


Non c'entra molto con Milano ma... è il caso di citare Anna. La mia cara Anna. Una persona sincera, diretta, passionale. Non mi ha mai risparmiato niente, al costo di farmi male. Per questo ho potuto affidare a lei i miei disappunti, i segreti, amore e rabbia. Ero sicura di ottenere un parere incondizionato. Se non è amore questo. Se non sono io a fare così, a distruggere e ricostruire piuttosto che smussare gli angoli per rendere il risultato decente.
Questi occhi grandi e luminosi, sorridenti e preoccupati. Non dimenticherò mai la forza con cui Anna esprime ostilità nei confronti di qualcosa e la dolcezza con cui allo stesso tempo accudisce tutto ciò a cui tiene. Mi sento parte di quelle cose. Nessuna fotografa si è mai preoccupata così tanto per me senza compromettere la riuscita delle foto. È pragmatismo unito all'estrema umanità. Potrei parlare di Anna per giorni... Ma lascio che siano le nostre ultime foto a raccontare qualcosa. Sono impaziente di vederle anche io.

Non potevo non passare da Genova in una delle mie visite a Milano. Genova ha due motivi per occupare una grossa fetta nella mia testa. Il primo è Simone, non è un segreto. Il secondo è Amal, la donna che mi ha detto qualcosa. Il mio cervello tende a ricordare poco le parole esatte, ma sta di fatto che quel qualcosa ha funzionato affinché quella notte non mollassi e che quindi continuassi a scrivere nonostante i buoni risultati con scarsa considerazione professionale. O qualcosa del genere.


Come ringraziare Amal... non so ancora. Sta di fatto che in edicola c'è il numero di Playboy di aprile/maggio e dentro c'è il mio articolo di 9000 battute su Francesca Neri. È il mio primo articolo commissionato da una rivista grossa e cartacea e per arrivarci ho solo fatto vedere il materiale scritto fino a quel momento. Posso dire di avercela fatta davvero da sola, perché quando impazzivo a fare la gavetta come giornalista, nemmeno mia madre mi cagava granché e i miei amici leggevano i miei articoli solo per non offendermi probabilmente. Però Amal mi ha dato la botta di coraggio, non ha detto quello che avevo bisogno di sentire, ha detto quello che pensava e fortunatamente si è rivelato anche quello che mi serviva. E in realtà... si è sorbita anche una telefonata per darmi qualche delucidazione puramente tecnica sull'editoria. Perché non ho mai studiato giornalismo nello specifico, ho sempre detto che amo scrivere, questo è quanto. Ma credo che determinate cose si possano imparare anche strada facendo, con molti più ostacoli, certo, ma la forza di volontà è davvero una cosa magica.

Adesso scrivo meno per GQ Italia invece, però la mia ultima intervista è recente. Ho parlato con Valentina Feula, donna con un'incredibile carattere, con una femminilità che le modelle canoniche possono solo invidiare. Se vi va, date un occhio:
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Torniamo a Simone, che mi ha fatto capire che alcune cose nella vita non cambieranno mai, ed è una sicurezza e per questo l'ho ringraziato così:
CLICCA QUI

all'interno c'è un mio articolo che parla di un progetto di Simo, un lato totalmente sconosciuto di questo fotografo, ma a mio avviso da non sottovalutare.


Scrivo spesso ma con scadenza saltuaria su Reykjavik Boulevard Magazine. Quando avevo sottoposto loro il mio materiale, non avevo idea che fosse stato creato da Nicco, ma forse è meglio così, è stato un modo più puro di riavvicinarsi. È una piattaforma incredibile e il tocco di questo uomo è in ogni dettaglio, ogni frase, proprio per questo gira a 360° tra fotografia, musica e altri tipi di arte visiva. Ho molta libertà creativa nei miei articoli, ho delle dritte iniziali, segue qualche correzione alla fine, ma sostanzialmente mi muovo senza limiti e per questo viene fuori la mia parte più romantica e sensibile. Adoro descrivere le persone e RB mi permette di farlo nel migliore dei modi, il mio.
Scrivere per RB non è un lavoro, anzi, ogni volta non vedo l'ora di cominciare e questo è piuttosto strano. Scrivo sempre volentieri, ma non ho mai voglia di cominciare, perché il rischio di trasformare la propria passione nel lavoro è questa, diventa un obbligo e gli obblighi non piacciono a nessuno. Ma in questo caso no.
Mi ricorda di quando ho cominciato, con C-Heads Magazine, avevo piena libertà, nessuna scadenza ed ero io stessa a portare l'articolo a termine il prima possibile. Fremevo.
Dopo svariate interviste l'entusiasmo si è un po' spento. Sono felice che quella parte di me sia ancora viva. Forse per questo nell'ultimo periodo non ho toccato il mio blog, mi esprimevo già altrove, anche se in altri modi.

Andrà bene. Non sarà facile, ma andrà bene.


Cheers.



martedì 2 aprile 2013

Disprezzo e Differenza!

A lungo ho cercato il modo di spiegare perché la competizione non mi piace e perché vado avanti senza curarmi troppo delle persone che mi spingono al limite dell'esasperazione con pretese di confronto.
Ho cercato per mari e monti frasi che disegnassero ciò che credo gli artisti dovrebbero fare tra loro, nel nome di un rispetto reale e reciproco che in tal modo non può che spingere entrambi verso l'alto, invece che trascinare ed annullare i lavori svolti con fatica.

Credo queste siano le parole più dignitose e giuste che i rivali che non ho mai riconosciuto dovrebbero leggere. È la mia maniera di sottolineare per l'ultima volta il fattore della diversità.
Vi prego, leggete, ve lo chiedo con il cuore in mano. Lasciate da parte la vostra rabbia, l'inquietudine di una battaglia che state portando avanti da soli. Io sono un libro aperto, non ho bisogno di striscianti ed infime parole per esprimere il mio disappunto e credo di aver sempre dimostrato il mio rispetto anche nei confronti di chi per me non significasse niente, affrontando il problema a carte scoperte. Se ancora vi fidate delle voci che si muovono vigliacche sotto la sabbia, allora non badate nemmeno al mio ultimo appello di una guerra più emotiva e sincera che fredda e sterile.

Il disprezzo non costa molto, bastano poche parole, prese nel frettoloso rimario dell’attuale. Non va confermato con esempi, non occorre che chi disprezza dimostri di essere meglio del disprezzato. Il disprezzo separa in un attimo, e quando finisce il disprezzo spesso comincia l’ipocrisia, si dimentica ciò che si è detto e possiamo andare a braccetto con gli ex-disprezzati e disprezzarne di nuovi. Il disprezzo non conosce perdono o sfida, ma solo la sua esibizione, basta a se stesso e ti assolve. 

La differenza è dolorosa, comporta una riflessione su sé e sul mondo, va seguita da gesti, devo dimostrare con l'esempio in cosa sono differente dall’altro. Attraverso questa rottura dell’indistinto, attraverso un cammino spesso lungo e tormentato, la differenza porta alla vicinanza. Non cancella ciò che è stato, lo rende vero e fa nascere un vero rispetto, o una leale battaglia. La differenza fa nascere il desiderio di conoscere, affronta il pregiudizio, talvolta ci confonde e non ci perdona, ma spesso ci rende migliori.

Il disprezzo ha paura dell’ironia. La differenza non può farne a meno. Il disprezzo è una merce che puoi comprare da altri, la differenza è un sentimento che dobbiamo affrontare da soli. Dietro il disprezzo ci si nasconde, in nome della differenza si può morire.

Spesso disprezzo e differenza si uniscono in modo che sembra inestricabile, nella politica, nell’arte,nella quotidianità. Ma se abbiamo coraggio, possiamo distinguerli. Non avremo pace, ma inquietudine. Non verità che svaniscono in un attimo, ma libertà di cercarle ogni giorno.

Ho disprezzato, qualche volta, forse mi capiterà ancora. Ma ho imparato a preferire la differenza.  

Stefano Benni 

 

lunedì 1 aprile 2013

Parole confuse di una single.

Basta parlare di cose tristi o sentimentali. È il mio bel momento e me lo voglio godere.
Niente discorsi sul lavoro, sulle delusioni che mi portano gli amici che non ho, sulla situazione disastrosa dell'Italia e oops.

Parliamo di uomini. Ah, gli uomini! È una figata pazzesca conoscerne tanti, nei diversi giorni della settimana, completamente random e non avere paura di non piacere. Voglio dire... È come se si annullasse quello strano incantesimo che ci fotte il cervello facendoci passare per quelli che non siamo solo per non deludere quel tizio che ci piace tanto. Posso dire quello che voglio senza paura di ferire i sentimenti altrui. Non devo dare spiegazioni se mi porto i preservativi dietro, non mi devo fare le paranoie se lui ne ha sparsi in giro per la casa.
Non faccio più stare male mia madre che, diciamolo, si è sempre affezionata più di me ai miei ex. Non devo giustificare l'ennesima rottura a mio padre e lui non mi rompe sul fatto che un giorno troverò quello giusto. E poi non si sente frustrato per non averne mai conosciuto uno da quando vivo in Italia.

Nessuno me la mena sul mio lavoro, ma adesso non sono "costretta" a stare nuda solo sul set, posso farmi "convincere" a girare in mutande a casa di amici, uomini con cui scopo e a cui non devo rimproverare il fatto di guardarmi il culo mentre parlo del senso della vita quando sono in cucina a preparare il caffè. Posso rimandare gli appuntamenti dicendo le cose come stanno! Perché magari ho le mestruazioni e non possiamo fare quello che ci pare a letto. Il senso di ipocrisia dello "stare lo stesso bene insieme" non è più all'ordine del giorno. Sembrava quasi che non andasse bene che io volessi fare sesso a ogni visita, ma non andava bene se lo diceva l'uomo. Sì noi donne siamo creature confuse. Ma sì... ci sono i film da guardare... ma dopo. Ok? Dopo.

Coi fidanzati, prima o poi, arrivavo ad acconsentire che andasse bene anche non scopare. Che tristezza. Non sono ninfomane, giuro, sono selettiva e non ho voglia a qualsiasi ora del giorno (ok non è vero), solo non vedo perché devo reprimermi se la persona mi piace tanto e non ci vediamo così spesso? Perché non vuoi vedermi tutti i giorni, vero? VERO?

Non sto parlando di scopare a qualsiasi ora del giorno. Non è vero. Io scoperei sempre, ma devo essere single, o il mio fidanzato deve essere proprio incredibile. Tipo Marco. Vi ricordate Marco? Madonna... Nemmeno a guardare il film "dopo" stavo molto concentrata.
Forse è vero che sono sempre stata con uomini sbagliati. Sì, pure tu... Sennò staremmo ancora qui cercando una superficie libera della casa.
Oh dio... con qualche ex capita ed è una figata, perché non c'è più la paura di dire "quello non è il clitoride" o "perché ti fermi proprio adesso?".
Poche settimane fa quel malato di mente, in senso buono, mi ha detto "chissà se hai imparato qualcosa di nuovo". Ragazzi, devo essermi bagnata, sono cose che non si dimenticano.
E posso, perché sono single e perché non la do' al primo che capita. Sono libera e non mi limito in alcun modo, non devo niente a nessuno e il mio cervello è continuamente stimolato da nuove conoscenze, non per forza in ambito sessuale. Ma è anche vero che il cervello è il fulcro di tutto ed è quello che in generale aiuta ad accendere le passioni. E se dopo un po' non ci piacciamo, possiamo tornare a casa a toccarci pensando ognuno alle proprie cose da farsi con l'altro. Tanto vale accogliere lo stimolo, anche se minimo.


Ma torniamo al mio epico momento di solitudine meritata, perché non sempre fila tutto liscio, nemmeno quando non si hanno legami. Perché bang with friends non funziona? E perché gli uomini mi guardano come se mi volessero scopare, ma mi parlano come se fossi la loro nonna? Cosa stiamo sbagliando tutti quanti? Non ho voglia di saltare addosso alla gente, non a caso, non con un minimo di dubbio sul rifiuto. Mi piace scopare, pure senza l'invito a cena, ma che per lo meno l'iniziativa arrivi dall'uomo, mi piace così, non ci posso fare niente. Se devo andare a caccia, vado con le donne. Se vi piace ancora avere il privilegio di "quelli che scopano" e lasciare alle donne quello di "farsi scopare", le cose devono andare così anche fuori dal letto.

La verità è che mi sono dimenticata di come si seduca un uomo e l'uomo non fa il minimo sforzo per ricordarmelo. Poi gli uomini che ultimamente sto conoscendo io non hanno mai imparato a sedurre e io una volta a casa mi guardo i video di Cassel per sentirmi meno depressa.

Quando attivo le antennine e sbatto le ciglia, cercando di non dirti direttamente "con te mi piacerebbe sulla scrivania", va a finire che pensi che io voglia una storia. Uomini, non eravate quelli a volere le cose easy? Perché mi devo sorbire cinque telefonate al giorno e il rimprovero di non farmi sentire mai? Ancora peggio, se sono così fantastica e ci troviamo bene a parlare e a fare sesso tutte le volte che vogliamo, perché mi devo sorbire le menate che ha il compito di sopportare la tua fidanzata? Non è che con lei forse, ma forse non stai proprio benissimo? Sennò perché cercheresti di incatenare la tua alternativa fonte di benessere, cioè me?

E io che credevo che essere single fosse uno spasso.
Tuttavia, preclude molte meno preoccupazioni superflue, ma non per questo limitando il lato emotivo. Io voglio bene agli uomini con cui vado a letto, sennò continuerebbero a vedermi nuda in foto.

Indipendentemente da dove andrò a parare nei prossimi mesi, non ho intenzione di tollerare persone che cercheranno di farmi scegliere tra loro e la mia libertà. Non sto parlando del sesso, ma della mia natura. Io vado lì dove non ci sono catene e posso rimanerci a lungo, molto a lungo. Perché dovrei stare zitta e buona ammanettata a un cervello insicuro?


Ma non ci pensiamo. Ho preso il biglietto di sola andata per Londra, l'unica mia preoccupazione sarà trovare dei piselli puliti.

Che post scurrile. Scusate. Vi voglio bene.

p.s. Spero ancora di trovare delle donne che non si aspettino che mi comporti come un uomo, non ho più voglia.

p.p.s. No, non mi scopo i ragazzi delle mie amiche. Amiche? 



mercoledì 6 marzo 2013

Quando Gabri è nei paraggi

Ho conosciuto Gabri per caso su twitter, pare mi seguisse da un po' e come ogni persona che non demorde dopo le prime tre cazzate che sparo, è giusto incontrarsi.
Sono un pochino misantropa, finché beviamo insieme per una notte e al mattino dopo ci salutiamo, io sono affettuosa e carina, dopo voglio solo stare su internet e prendermi i miei tempi per rispondere. Io odio la fottuta chat di facebook, lasciatemi in pace, mandate messaggi, non pretendete che risponda subito anche se ho letto.

Insomma, le persone mi stressano solo col fatto di esistere. Come la mettiamo?


Per questo con Gabri vado d'accordo, non mi rompe le palle, ma non si dimentica di me e quando ci becchiamo prende la macchina e sputtana un paio di rullini mentre mi rotolo su ogni superficie igienica e non. È questo che amo di lui, è questo ciò che mi ha colpito. Nella chiacchierata preliminare, il che suona quasi come una cosa seria da moodboard e altre cose utili per creare un set coi fiocchi, mi deve aver detto una cosa tipo "ma io faccio solo foto agli amici, per divertimento, per ricordo". Sì, ha detto qualcosa di simile e io pensato "finalmente".

Mi ha raggiunto e abbiamo creato questo improbabile mix di strade, lampioni, muri verdi e capelli rossi. Ci siamo divertiti e non avevamo alcuna pretesa. Forse una volta ci sarà andata bene con la luce, per il resto questo ragazzo, da vero uomo hey baby ci penso io, non ha fatto foto al buio, ma poco ci mancava. Quando c'è Gabri nei paraggi, ogni particella, si dice particella? di luce gli si attacca addosso e l'obiettivo diventa qualcosa come l'occhio di un gatto. 

Io ho creduto in lui e lui, non so se perché coglione o per affetto o pena o gentilezza, mi ha lasciato scattare qualche polaroid, poi si è tolto la maglia e si è lasciato trascinare per gli angoli della casa perché io provassi a scattare a pellicola. Non è per un cazzo facile, ma quando senti scorrere un meccanismo interno che trascina probabilmente uno di quei momenti che un giorno potrai sfiorare con le dita, continueresti a premere il pulsante di scatto all'infinito. È passionale, nel senso, appassiona, è da viziosi. 
Poi va beh, a me viene fuori una merda, probabilmente perché la Zenit che mio padre ha saputo custodire per circa quarant'anni, ha cominciato ad avere problemi nelle mie mani. O forse perché me ne sbatto e scatto a caso. Perché no? Non spaccio le mie foto per arte, o per belle foto, o per immagini suggestive, voglio solo avere quei cazzo di negativi e sapere che niente è perduto.

Insomma Gabriele è per me il tipo ideale. Non fa domande inopportune, non dice mai di no quando si tratta di scattare, non mi chiede di cambiare disco al quarto giro di Rubber Factory dei Black Keys, non si offende e non mi punta il dito contro quando sbotto. È una persona gentile e genuina, autentica e ha questa capacità di incazzarsi solo per le cose che contano veramente, alcune volte l'avrei strozzato per quanto è inopportuno nello sdrammatizzare in situazioni delicate, ma è la famiglia che mi sono scelta. È per me prezioso, semplicemente per il fatto che sia esistito nella mia vita e abbia assaggiato una porzione delle mie abitudini.


Non lo so Gabri... buttati cazzo, hai tutte le carte in regola per vivere a 360°, ovunque tu voglia. Poi un giorno ci incontreremo di nuovo e mi farai vedere le tue foto.
MI hai fotografato così come sono, hai immortalato attimi della mia vita e vederli ora da fuori mi fa un po' strano. Guardo queste scansioni e mi dico "merda... sono io".


You know what the sun's all about,
When the lights go out