mercoledì 21 novembre 2012

Cosmo

L'ultima volta che ho scritto qui sopra, è stato quando ancora ero in un altro continente, in un altro mondo, oserei direi. 
Avevo, oltretutto, sperimentato la mia prima lezione di improvvisazione teatrale. Uno degli esercizi consisteva nel contare fino a tre e nel girarsi di scatto verso il pubblico, in quel momento l'insegnante pronunciava una parola, qualsiasi, che poi io, attrice, dovevo improvvisare.
La mia parola è stata cosmo. Ancora non sapevo dosare le emozioni sul palco e non sapevo che cosa fosse un attore psicologico. Avevo una mente prettamente cinematografica, in cui con effetti, espressioni ed ambientazione si potesse creare qualsiasi tipo di atmosfera. Quando improvvisi a teatro non hai niente, solo te e non puoi giocare ruoli introspettivi di cui non sai spiegare lo stato d'animo attraverso un gesto, di cui non sai ricreare l'ambiente con la mimica.

Sul palco sei nudo. La tua protezione è il tuo partner che sa rispondere ai tuoi stimoli. Se sei solo, devi conoscerti bene.

Ero nel cosmo e non respiravo. Sono sicura che l'effetto della prima boccata di ossigeno, dopo aver azionato delle manopole, abbia reso! Il problema è che non sapevo come andare avanti, come sviluppare il mio personaggio, come arrivare al fulcro della situazione, come concludere la scena. Non sapevo niente. Ma respiravo. Mio dio se respiravo, quasi mi facevano male i polmoni, lo sentivo. Non ero io, era il mio personaggio che viveva attraverso me ed era bellissimo.
Adesso ho imparato a trasmettere quella bellezza allo spettatore, ma la strada è ancora in salita.

Lo vedo. Lo so che ho da crescere, come attrice. Devo crescere come attrice perché mi manca ancora tanta di quell'esperienza umana! Come posso spiegare a chi guarda, la sensazione di assenza di ossigeno se nella mia vita non ho mai smesso di respirare?

A volte però... non respirare o non riuscire a parlare è pressoché lo stesso. Lo percepisco sottile, soprattutto quando devo dire cose importanti, sincere, quando devo dosare le parole, quando il mio tatto preferisce martoriarmi piuttosto che ferire coloro che amo.

Stasera D. mi abbracciava, ero semi-sdraiata su di lui in un posto pubblico. Me ne stavo lì, col naso puntato nei vestiti di cui ormai conosco bene l'odore. Mi sentivo a casa. Mi sarebbe bastato guardarlo e dirgli: casa; lui avrebbe capito! Ma è stato come se avessi dimenticato di come si respiri. E' stato come se la parola "casa" non avesse mai fatto parte del mio vocabolario. Perché? Non sono forse un'attrice che ha imparato a spiegare al pubblico, con gesti e sguardi soltanto, una sensazione intima?

Poi mi sono ricordata, mentre D. mi tirava giù la maglia che mi stava probabilmente scoprendo la schiena, che la vita non è un palcoscenico, è tutto molto più complesso e le parole hanno un peso e a volte sono fondamentali, vanno pronunciate, vanno teatralmente e paradossalmente esasperate. Avrei voluto dire che ho trovato quel suo gesto carino, premuroso, che mi ha procurato calore in tutto il corpo e che solo le sue mani hanno diritto a compiere quelle piccole mosse, ma è come se avessi lasciato la visuale a qualcuno di esterno, qualcuno che avrebbe visto la mia espressione e avrebbe capito tutto.
N o n  è  c o s ì ! Nina, non è così. 
Nina parla. Nina ricordati di come si respiri. Respira e porta a termine quello che hai cominciato. Hai lottato a lungo per riprenderti il diritto di parlare, di farti valere e soprattutto di far valere il tuo amore. Il tuo amore vale, vale più di qualsiasi altra cosa e prende forma "anche" a parole, quindi soprattutto respirando, riempiendo i polmoni e ricordandoti che sei un essere coraggioso e aggressivo e passionale.

In amore sei nudo. La tua protezione è il tuo partner che sa rispondere ai tuoi stimoli. Se sei solo, sei fottuto.

Qualsiasi cosa sia, è complicità e non la distribuiscono in campioni gratuiti la domenica all'Ipercoop. La complicità è una cosa per cui si combatte, a volte anche tutta la vita e a volte bisogna lavorare duramente su se stessi prima di aspettarsi qualcosa dagli altri.





mercoledì 14 novembre 2012

Creare e goderne

Questo posto è per me una continua fonte d'ispirazione!
Ho sempre voglia di fare qualcosa, di cantare, di studiare il mio personaggio, di scrivere. Tengo gli occhi spalancati senza la paura che nei meandri più nascosti di questa esistenza ci possa essere troppa polvere e poca luce.

L'altro ieri mi sono presa un tè con il mio insegnante di teatro, fuori pioveva e nell'aria c'era la solita vecchia canzone francese senza sosta. Sostanzialmente mi interessava poco quello che mi succedeva intorno, il che è strano, visto che mi incanto sempre ad osservare la gente. 
L'ho invidiato per un attimo. Ha la mia età, per la precisione è più vecchio di me di tre mesi ed è del 1988. Vive un po' in Kazakistan, un po' in Francia, anche se non torna in Europa da parecchio. Ha uno studio teatrale, è chiamato a un sacco di casting ed è rispettato per le sue qualità e non perché ha raggiunto l'età per cui uno si debba considerare rispettabile.
O forse è solo ambizioso, forte e percorre questo processo creativo e difficile senza porsi i soliti limiti sociali che appioppano a noi giovani.
Mi ha dato una botta di vita, ho di nuovo creduto in me e ho pensato che se non riesco a fare la commessa, o la cameriera o se ogni mio colloquio va a merda è perché devo scavare nelle piccole cose che ho cominciato, in ambito artistico, e portarle finalmente a un livello superiore. Non devo lamentarmi, ci sarà sempre qualcuno pronto a gettarmi merda addosso, non devo ascoltare i cliché che impongono ai migliori artisti di ogni nazione a patire la fame. Devo stringere i denti e pormi delle priorità nel canto, nella recitazione e nella scrittura. Nessuno mi vieta di portare avanti più cose, non è vero che si può fare bene solo una cosa, bisogna migliorarsi in tutto quello che riesce bene, poi forse... un giorno si disegnerà una via soltanto e non resterà che percorrerla.

Non ho incluso il mio lavoro di modella, benché è quello che fino ad ora mi ha portato più risultati, soldi e soddisfazioni su più stadi. 
Chissà perché. Forse semplicemente il mio spirito mi suggerisce che è arrivato il momento di maturare, di accrescere la mente e la fotografia di fronte all'obiettivo non mi permette più di farlo. Potrebbe essere un mio limite reale, potrei essermelo inventato, ma sta di fatto che sono stanca di essere scelta per il mio aspetto fisico (vabbè, mettiamo pure una determinata espressività, ma sempre di esteriorità si tratta), voglio andare avanti con le mani e con gli occhi, senza necessariamente essere prima vista da qualcuno.
E se proprio voglio esprimermi apertamente, mente e corpo, potrò portare avanti la recitazione.


Sabato sarò di nuovo in Italia, senza alcuna voglia di fare prima la valigia, di farmi 12 ore di volo (di cui almeno 6 saranno di pianto e strazio) e di salutare i miei nuovi amici, di dire addio, almeno per un po', a un popolo caldo e curioso.


Ah! Ultima cosa. T. anni fa mi ha scritto che l'innamoramento è quella cosa che va allenata, ricordate? Così può diventare una peculiarità del carattere.
Ho nuovamente avuto una profonda prova del fatto che quella cosa fa parte del mio carattere e resterà un fattore fondamentale nella mia vita.
La mia priorità è l'amore. L'amore in tutte le sue forme... persone, arte, non importa, tutto! Sono fortemente convinta che sia la forza sessuale (non il sesso, ma l'energia in sé) a guidare ogni azione umana.

p.s. l'albero di fronte alla casa in cui vivo era pieno di vita appena sono arrivata, diversi giorni fa ha definitivamente perso tutte le foglie inondando il cortile di colori caldi; adesso è coperto di neve e luccica quando il sole fa capolino da questo lato dell'edificio.

Mi mancava vedere un vero e proprio ciclo vitale.


mercoledì 7 novembre 2012

Un velo

Si è presentata alla stazione con una decina di lecca-lecca nello zaino, mi ha colpito con la sua bellezza e la sua voce profonda. 
Abbiamo camminato fino alla mia vecchia casa fiorentina e io nemmeno sono riuscita a spiccicare parola. La guardavo e pensavo che a volte la Natura è proprio incredibile, crea persone a sua immagine e somiglianza, nel senso che ciò che crea, fa in modo che la cosa creata possa creare (scusate l'assonanza). E Janine crea. Dio mio se crea.
E' bella da guardare ed è bello tutto ciò su cui mette mano. Sono affascinata dalla sua figura in maniera quasi stupida, persino ora che la conosco un po' meglio. E' magnetica e talvolta nemmeno se ne rende conto!

Non mi toglierò mai dalla testa il suo volto semi-nascosto dalla macchina fotografica avvolta in maniera bizzarra da un velo, per creare degli effetti interessanti. Che tipa!

Le sue foto sono... Beh, se volete sapere cosa ne penso nel senso più sincero ed artistico, leggere la mia intervista per C-Heads! 
E' il mio terzo articolo per loro e ancora tremo come una foglia in Autunno. Mi hanno persino creato un archivio raccogliendo le mie piccole creature, mentre se si arriva al mio profilo dalle tag ci sono anche gli editoriali in cui appaio come modella. E' un onore ed è un posto che mi sono guadagnata, so di meritarlo e so che è solo un piccolo passo verso qualcosa di più grande, ancora non so cosa, ma sono felice e ce l'ho fatta, da sola; anche se ancora non smetto di ringraziare Timo per avermi aiutato con la traduzione impeccabile per l'articolo su Nicola Casini! Meno male che ci sono anche gli amici, oltre al coraggio.


CLICCARE QUI PER L'INTERVISTA


























Praticamente il giorno seguente le editrici di C-Heads hanno pubblicato l'editoriale di Gabriele Cappello! Sono una serie di foto che abbiamo fatto pochi mesi fa e a dire il vero le abbiamo fatte per il piacere della fotografia in sé, non c'erano pubblicazioni per la testa. E invece!!!


CLICCARE QUI PER L'EDITORIALE


martedì 6 novembre 2012

Improvvisazione

Ieri mattina facendo gli addominali, mi sono resa conto di star contando in russo. 
Dopo pochi giorni qui il mio cervello si è sintonizzato su una lingua che non sentivo più mia. Probabilmente se non lavorassi agli articoli, se non mi sentissi con i miei amici e non parlassi con D., dimenticherei dell'esistenza dell'italiano. Parlare le lingue è come andare in bicicletta, credo.
Adesso penso in russo, quando me ne accorgo ci rimango un po', non credevo sarebbe mai accaduto. 
Forse ho ancora un po' di freni con la gente, ma tutto sembra aiutarmi a sciogliermi. Si comportano più o meno come gli italiani, hanno solo un po' di abitudini diverse. Sapete la cosa più bella? Non hanno paura di sorprendersi, di esclamare, di dire che qualcosa è bello, che qualcosa è piaciuto, che qualcuno è bravo. Non dico che non ci sia invidia, ma è tutto meno radicato di come sono abituata io. 
Se posto un bel photoset, ci sarà un'amica invidiosa dal sorriso falso, o ci sarà una modella a sputtanarmi alle spalle. Se qui dico di aver fatto un qualche tipo di progresso, mi fanno mille domande, sono interessati, vogliono imparare. 

Questo mi mancherà.

Comunque, non è di questo che volevo parlare, anche perché è ancora un pensiero grezzo, sto ancora osservando e anche io a mia volta devo capire molto.
Ieri sono andata al corso di teatro d'improvvisazione con la mia sorellastra. Il corso è tenuto da due ragazzi giovani, di cui uno francese che parla russo impeccabilmente. Hanno fatto partecipare anche me. Non è stato tipo "hey ti va?", è stato "vai in scena".
E a tutti andava bene, nessuno ha bisbigliato, nessuno mi ha guardato storto.
Ci sarebbero tante cose da dire, abbiamo fatto talmente tanti esercizi! Sia fisici, che mentali, soprattutto mentali. Ogni movimento era collegato a un tipo di stato d'animo. 
Sono stata fuoco, ghiaccio, fumo, sono stata acqua che filtrava attraverso la terra, ho urlato, ho toccato delle persone, ho guardato negli occhi gente sconosciuta e ho visto l'energia, l'ho tenuta nelle mie mani. C'era questo esercizio incredibile in cui stavamo in cerchio e gettavamo l'energia, urlando ZAP, alla nostra destra o alla nostra sinistra, quando cambiavamo giro urlavamo ZIP, quando decidevamo di gettare l'energia attraverso il cerchio urlavamo WAP. O qualcosa del genere. E l'energia cresceva, cresceva e la mani si scaldavano e se qualcuno faceva gesti meno forti e pronunciava queste strane parole a voce bassa, tutti sentivano l'energia cadere, diminuire.
Ci sono stati altri esercizi simili e visti da fuori probabilmente siamo sembrati un po' idioti, ma a noi importava poco e non ci giudicavamo. E' una tale liberazione poter agire come un cretino, liberarsi e non solo non vergognarsi di quello che si sta facendo, ma essere puniti se non si è abbastanza energici nel farlo.

Gli ultimi due esercizi consistevano nell'improvvisazione pura. Ciascuno di noi, uno per volta, andava verso il muro, con le spalle rivolte verso il pubblico (noi) e all'1-2-3 dell'insegnante doveva girarsi di scatto con un salto e cominciare a improvvisare la parola che veniva pronunciata da uno di noi o dall'insegnante stesso.
Per esempio eccomi rivolta al muro, sento gridare "uno, due, tre, COSMO", mi volto di scatto e recito la prima cosa che mi viene in mente. Mi sono trovata in una navicella spaziale, senza aria e dovevo trovare il comando generale per rialzare la pressione o qualcosa del genere, non ne ho idea, non avevo tempo di pensare e mentre stavo facendo tutto questo, davanti a tutti, mi venivano poste delle domande: chi sei? dove sei? che cosa fai? perché lo fai? cosa ti impedisce di farlo?
E io dovevo continuare a recitare senza fermarmi e senza guardare gli insegnanti e queste domande dovevano aiutarmi a costruire il mio personaggio e la mia situazione, renderla chiara a me stessa e dare un senso a ciò che stavo facendo perché al pubblico piacesse, o per lo meno interessasse.
Alla fine ci è stata l'improvvisazione collettiva invece, ovvero eravamo tutti rivolti al muro e saltavamo al tre verso il pubblico (inesistente) e cominciavamo a recitare la parola pronunciata. Non potevamo toccarci tra noi, ma interagire sì.

Ragazzi voi NON AVETE IDEA di quanto sia difficile. Non fermarsi mai, agire d'istinto e allo stesso tempo rendersi conto di quello che si è. Non avere paura, non imbarazzarsi! 
Alcune ragazze hanno interpretato l'ortica, uno scarafaggio, un attore ha scalato il collo di una giraffa (è stato incredibile, ci abbiamo creduto tutti, c'era questo ragazzo che mimava ogni suo gesto e noi vedevamo una cazzo di giraffa e quando gli si domandava perché lo facesse e lui rispondeva "ho fatto una scommessa con mia madre" scoppiava un boato). Una ragazza si è fatta la dose di ero nella lingua perché non aveva più buchi sulle braccia o gambe, un'altra tipa ha cercato una pera per almeno cinque minuti (che nell'ambito cinematografico o teatrale non sono pochi), uno un po' sovrappeso ha dovuto ballare la danza classica.

Insomma, ognuno doveva superare i complessi ed avere un'idea chiara, in pochi secondi, di quello che stava facendo. Assurdo. Ma esiste qualcosa del genere in Italia? Io ci vado, non mi sono mai sentita così libera. Qui sono 150$ al mese :D


Per il resto che dire.
Sballo con la mia sorellastra, è forte! E' piena di blocchi mentali di cui si rende benissimo conto, ma che ancora non sa come superare, ma è incredibilmente creativa, mi ha regalato dei fiori fatti a mano, in pelle, non ho mai visto una cosa così figa. Poi balla, balla da dio e va in discoteca per ballare, non gliene frega un cazzo di tutto il resto. Mi ha ricordato di quando facevo esattamente come lei, avevo gli stessi complessi, i soliti problemi, le paure, tutto, ma quando ballavo il mondo spariva. Spero di aver mantenuto ancora un minimo di quella purezza.
E poi disegna! Disegna da dio e ha delle idee folli! Avrà credo preso da sua madre, la quale cuce ed è un po' folle anche lei e ci vado d'accordo, avevo paura sarebbe stato un disastro e invece ci facciamo delle grosse risate, naturalmente bevendo tè.

Non sono andava invece in montagna, perché domenica è venuto giù il cielo e Charin sarebbe stato impraticabile, nonché pericoloso... Ma se tutto va bene ci vado domani! E farò un saaaacco di foto e continuerò a sputtanare la mia prima pellicola. Dio, chissà cosa verrà fuori... 
Se invece siete curiosi di vedere com'è la città, vi ho già detto che le mie foto fanno cagare e che non me ne frega, potete andare >>>qui<<<. Se siete iscritti a fb è visibile a tutti. Ah, non accetto amicizie, per principio. Non me ne vogliate, tengo nei contatti solo familiari e amici STRETTISSIMI.


sabato 3 novembre 2012

I ganci nei bagni

Sono circa quattro giorni che sono qua. Mi sento meno strana e più a mio agio, anche se ancora mi guardano storto perché fumo il tabacco sfuso. Perché se in Almaty ti vedono farti una sigaretta da solo, indubbiamente stai facendo altro. E' così e cercheranno pure di annusarti. Ma i russi, i kazaki quel che cazzo sono, siamo, sono, siamo aperti.
Se prima sono allibiti, poco dopo sono accanto a te che imparano a farsi la sigaretta e se la fumano e ti diranno pure che il tabacco ha un sapore a differenza delle sigarette industriali.

Nessuno qui ascolta il tipo di musica che scriviamo io e il Boniz, ma ho fatto sentire Jealousy a un po' di persone, soprattutto musicisti, e sono rimasti a bocca aperta. All'inizio non hanno capito, ma hanno comunque realizzato la qualità del prodotto, la bellezza dei suoni e probabilmente poco dopo si sono andati a documentare sul genere.

Qui la gente ride un sacco e se a primo impatto nessuno sembra capire il sarcasmo, in realtà è perché stanno prendendo in giro te. Sono persone intelligenti e colgono l'attimo in ogni cosa che fanno. Sono profondi, si vede nello sguardo e anche se i giovani fanno bene o male quallo che ogni giovane fa in Italia, sono abituati a scavare dentro di sé un po' di più; fa paura, fa male, ma è necessario per un bene superiore, per non cadere nell'apatia.

Ieri sono andata in discoteca. Ci sono rimasta. Le mie amiche non ne possono più, dicono che è sempre la solita solfa, mentre per me il posto era incredibile, così carino e i tavolini ovunque gratis e tutto il primo piano adibito ai fumatori e la gente che balla davvero, che sente il ritmo e che può essere impacciata quanto vuoi ma non andrà mai fuori tempo.
E i cocktail buoni e i gancini per le borse nei bagni e il guardaroba gratuito e la musica commerciale, ma non orrenda quanto nella maggior parte delle discoteche europee. Mixaggi buoni, persone vestite con gusto e ragazze che non ti guardano male, ma ti fanno i complimenti (dopo qualche bicchierino, perché sono timide).
I ragazzi sono distanti, ma guardano, si vede che scrutano, che cercano, ma si avvicinano sempre rispettosamente, salvo qualche cafone che non ci risparmia nessun paese.

Qui non ti chiedono il numero, ti chiedono se sei sposata. Sì, questo è allucinante, ma basta sparare che hai tre figli e non ti rompono il cazzo.
Qui sposarsi e avere i figli presto è la norma, penso sia un fattore sociale, un'abitudine, una cosa radicata, ma che avviene in maniera felice e naturale, almeno nella maggior parte dei casi.

Ovunque tu vada, qualsiasi casa tu visiti, che sia di amici o conoscenti, ti offriranno il tè o il caffè, più il tè. E qui posso dire noi. Noi beviamo il tè a tutte le ore e anche durante i pasti, è una cosa desertica, tipica, d'estate fa sudare e raffredda, d''inverno scalda. Il tè è prettamente sociale, socievole, tutto ha un senso e i silenzi imbarazzanti vengono occupati dai sapori più disparati. 
Anche se passi cinque minuti soltanto per un affare, devi farti versare il tè, sennò sei rude.

In questa grande città gli orari non esistono.
Tutti mangiano quando hanno fame, la famiglia si ritrova quando capita, quando prende bene, se non succede nessuno si offende, ma mangia e se ha voglia cucina anche per gli altri che mangeranno quando avranno voglia.
Di notte puoi andarti a comprare lo zucchero, o lo shampoo, qualsiasi altra cosa che solitamente trovi di giorno.
Non fa proprio al caso mio perché sono leggermentissimamente fuori città, in dieci minuti di macchina raggiungo la via principale e se ho fortuna e non trovo traffico sono in centro in un baleno. Ma comunque è rassicurante sapere che se ti seghi un dito puoi semplicemente andare in farmacia, piuttosto che fare la coda al pronto soccorso.

Due sere fa sono stata al Shakespeare, un pub molto british style, coi camerieri inglesi (indiani che parlavano inglese) e un sacco di signori vestiti in modo singolare. La musica era buona e il sistema di aspirazione permetteva di fumare all'interno. Che goduria. Poi buffo, io e altri bevevamo cocktail, birra, ma intorno potevi trovare qualcuno che mangiava (all'1 di notte) o che beveva un tè caldo. Really International Dunno Style. Scherzo. Ma è stato divertente, è stato bello scoprire che certi locali creino più situazioni per accogliere tutte le richieste della clientela.

Poi ho fatto una cosa che sognavo da anni e che di recente ho visto fare in Quei Bravi Ragazzi di Scorsese: attraversare la cucina di un locale. Io e Vlada siamo andate in un Grand Hotel Nomeacaso perché una sua amica canta nel piano bar/club lì dentro. Così poi siamo state nella sua stanza a ridere per ore, è stato incredibile! Questa lavora nell'albergo e la sera può dormire lì, ha una stanza tutta sua che può utilizzare come meglio crede. 
Per uscire siamo passate dalle cucine. Cazzo, non so in quanti possano capirmi, ma è stata un'emozione, più o meno come tornare a casa in taxi con il flute di champagne in mano (un altro ricordo indimenticabile, in cui ho un po' alzato il gomito dopo un party post sfilata di stocazzo e sono semplicemente uscita col flute in mano e sono salita in taxi).


Il clima è secco e comincia a fare davvero freddo, l'escursione termina è pazzesca, ma di notte in ogni caso è molto più sopportabile che in Italia, perché non c'è umidità e in qualche modo te la cavi. MA fortunatamente non c'è ancora la neve. Sono super attrezzati, in caso, ma aridità o umidità, la neve è la neve.

Domani vado nel deserto, poi proseguo per Charin. Un canyon che prende il nome da un fiume, sono decenni che non ci vado e mi chiama, mi chiama... Il vento ulula e io so di appartenere a questa terra, voglio toccarla, annusarla, sporcarmici e voglio impegnare bene il mio primissimo rullino. Questa macchina fotografica è amore puro, già la amo, ci tengo, è speciale. E' pesantina, ma averla appresso è come tenere per mano un fidanzato, lo senti, ma non ci pensi.


Insomma, mi piace stare qui e anche se ancora non vado d'accordo col cane di mio padre (googlate "alabai" e studiatevi la razza, poi capirete). E' un cazzo di orso antipatico. Ha un muso meraviglioso, viene voglia di strizzarlo, ma questo mi ringhia, ancora non si fida e sente che ho un po' paura, quindi fa il ganzo, no? Fanculo.

Potrei parlare per ore di questo posto, ma sono stanca e comincerei a raccontare cose a caso. Meglio di tutto un poco, per ora. Vorrei ancora parlare del mercato e di come funzionano i negozi, i supermercati, di come si comportano tra loro i fidanzati, di che effetto incredibile fa l'acqua di qui sulla mia pelle (mai avuta una pelle così liscia e morbida), di come viene cucinata la carne, di quanto sono meravigliosi i parchi e di quanto siano larghe le strade. Ma con calma, poi, forse, domani mi tuffo in un ricordo molto lontano e ho finito le parole.


Mi manca ancora D.
A tratti prende malissimo, ma non perché non sono lì e nemmeno perché lui non è qui, anche se credo alcune cose potrebbero proprio sballarlo e mi dispiace non possa vederle con i suoi occhi; prende malissimo perché ho voglia di parlare per ore e lui non è qui e posso dire solo a lui determinate cose. Credo.