mercoledì 21 novembre 2012

Cosmo

L'ultima volta che ho scritto qui sopra, è stato quando ancora ero in un altro continente, in un altro mondo, oserei direi. 
Avevo, oltretutto, sperimentato la mia prima lezione di improvvisazione teatrale. Uno degli esercizi consisteva nel contare fino a tre e nel girarsi di scatto verso il pubblico, in quel momento l'insegnante pronunciava una parola, qualsiasi, che poi io, attrice, dovevo improvvisare.
La mia parola è stata cosmo. Ancora non sapevo dosare le emozioni sul palco e non sapevo che cosa fosse un attore psicologico. Avevo una mente prettamente cinematografica, in cui con effetti, espressioni ed ambientazione si potesse creare qualsiasi tipo di atmosfera. Quando improvvisi a teatro non hai niente, solo te e non puoi giocare ruoli introspettivi di cui non sai spiegare lo stato d'animo attraverso un gesto, di cui non sai ricreare l'ambiente con la mimica.

Sul palco sei nudo. La tua protezione è il tuo partner che sa rispondere ai tuoi stimoli. Se sei solo, devi conoscerti bene.

Ero nel cosmo e non respiravo. Sono sicura che l'effetto della prima boccata di ossigeno, dopo aver azionato delle manopole, abbia reso! Il problema è che non sapevo come andare avanti, come sviluppare il mio personaggio, come arrivare al fulcro della situazione, come concludere la scena. Non sapevo niente. Ma respiravo. Mio dio se respiravo, quasi mi facevano male i polmoni, lo sentivo. Non ero io, era il mio personaggio che viveva attraverso me ed era bellissimo.
Adesso ho imparato a trasmettere quella bellezza allo spettatore, ma la strada è ancora in salita.

Lo vedo. Lo so che ho da crescere, come attrice. Devo crescere come attrice perché mi manca ancora tanta di quell'esperienza umana! Come posso spiegare a chi guarda, la sensazione di assenza di ossigeno se nella mia vita non ho mai smesso di respirare?

A volte però... non respirare o non riuscire a parlare è pressoché lo stesso. Lo percepisco sottile, soprattutto quando devo dire cose importanti, sincere, quando devo dosare le parole, quando il mio tatto preferisce martoriarmi piuttosto che ferire coloro che amo.

Stasera D. mi abbracciava, ero semi-sdraiata su di lui in un posto pubblico. Me ne stavo lì, col naso puntato nei vestiti di cui ormai conosco bene l'odore. Mi sentivo a casa. Mi sarebbe bastato guardarlo e dirgli: casa; lui avrebbe capito! Ma è stato come se avessi dimenticato di come si respiri. E' stato come se la parola "casa" non avesse mai fatto parte del mio vocabolario. Perché? Non sono forse un'attrice che ha imparato a spiegare al pubblico, con gesti e sguardi soltanto, una sensazione intima?

Poi mi sono ricordata, mentre D. mi tirava giù la maglia che mi stava probabilmente scoprendo la schiena, che la vita non è un palcoscenico, è tutto molto più complesso e le parole hanno un peso e a volte sono fondamentali, vanno pronunciate, vanno teatralmente e paradossalmente esasperate. Avrei voluto dire che ho trovato quel suo gesto carino, premuroso, che mi ha procurato calore in tutto il corpo e che solo le sue mani hanno diritto a compiere quelle piccole mosse, ma è come se avessi lasciato la visuale a qualcuno di esterno, qualcuno che avrebbe visto la mia espressione e avrebbe capito tutto.
N o n  è  c o s ì ! Nina, non è così. 
Nina parla. Nina ricordati di come si respiri. Respira e porta a termine quello che hai cominciato. Hai lottato a lungo per riprenderti il diritto di parlare, di farti valere e soprattutto di far valere il tuo amore. Il tuo amore vale, vale più di qualsiasi altra cosa e prende forma "anche" a parole, quindi soprattutto respirando, riempiendo i polmoni e ricordandoti che sei un essere coraggioso e aggressivo e passionale.

In amore sei nudo. La tua protezione è il tuo partner che sa rispondere ai tuoi stimoli. Se sei solo, sei fottuto.

Qualsiasi cosa sia, è complicità e non la distribuiscono in campioni gratuiti la domenica all'Ipercoop. La complicità è una cosa per cui si combatte, a volte anche tutta la vita e a volte bisogna lavorare duramente su se stessi prima di aspettarsi qualcosa dagli altri.





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