lunedì 24 giugno 2013

Londra

Le persone mi chiedono come sta andando, palesemente chiusi a un tipo di risposta negativo. Come può andarmi male a Londra? Voglio dire... è Londra.
Almeno una di queste persone mi avesse chiesto se sono spaventata, se me la sto cavando, se ho trovato un lavoro o se mi sento sola.

Perché fuori dai 100 km che vi circondano vi sembra che sia tutto rose e fiori?

Londra è bellissima, a volte attraversando un qualsivoglia ponte mi viene da piangere da quanto è bello tutto quello che vedo, dall'acqua che imperterrita fa il suo corso sotto i miei piedi, esattamente come quell'infinità di persone apatiche di cui non riesco a catturare lo sguardo in metropolitana.
I parchi sono mozzafiato, non ho mai visto così tanto verde tutto insieme in una città così grigia e trafficata. Quando mi ricordo di respirare, mi vado a sdraiare sotto vento su uno di quei prati e gli scoiattoli non si fanno scrupoli a montarmi sulla testa per pretendere del cibo. 
Gli edifici sono pieni di particolari da osservare e a volte inciampo o mi imbatto nelle persone, perché mi perdo, c'è troppo da vedere e tutto quel rilievo dalle sfumature del mio colore preferito incombe sul mio sguardo. Mi dimentico totalmente di dove sono e di che cosa sono venuta a fare.

La cosa che mi fa arrabbiare è quando pesto i piedi alla gente, o urto le borse alle signore, nessuno batte ciglio. Anni fa avrei giurato di aver coronato un sogno a vivere nell'indifferenza della gente, adesso mi fa solo sentire sola e invisibile, come qualsiasi altro cittadino di questo posto meraviglioso e irrefrenabile. 

Conosco persone nei pub, a volte sugli autobus, ma si ferma tutto lì, si congela nei secondi che eccetto me nessuno si ricorderà. Non so perché questa cosa mi faccia soffrire così tanto, davvero non lo so.
A tratti penso sia perché sono venuta qui completamente sola e nonostante il mio carattere per certi versi estroverso, la mia pigrizia mi porta a farmi risucchiare da tutto questo assordante silenzio più che volentieri.


Quali sono le passioni in questa città? Perché non riesco a percepirle?
Oggi sono stata alla National Portrait Gallery. Ho osservato gli sguardi di quei ritratti freddi e lontani e mi sono resa conto che sono esattamente come le persone di questa città. Seguono i tuoi passi, ma non ti guardano veramente e tutto questo mi spaventa.

Cerco di mettermi in testa una cosa sola: lavoro. Trovare un lavoro stabile, trasferirmi in una casa pseudo decente e... E poi? Scendere in metropolitana e non guardare nessuno come tutti gli altri? Per cosa vivrei? Non lo so...

C'è tanto da fare qui, ma io lo scopro lentamente, un po' per scelta, un po' per solitudine... Forse imparerò i ritmi di questa città e non mi rattristerò più. Da una parte tutto questo mi piace, mi sento davvero libera. Dall'altra parte sogno di incontrare qualcuno che non senta tutto questo bisogno di reprimere il proprio stato d'animo solo per non apparire ridicolo di fronte a qualcuno che comunque non ci fa caso.
Sogno una persona che mi sappia ascoltare. È una vita...
Qualcuno che non mi prenda per pazza se il cuore comincia a battermi un po' troppo forte di fronte a un quadro che fino a quel momento ho solo visto sui libri; o che non mi suggerisca di abituarmi a qualcosa che non mi va giù.
Sono testarda e stupida, ma ora che ho trovato la mia natura, ora che finalmente accetto l'essere umano che sono -un po' impacciato, sbadato ed incredibilmente entusiasta per così poco- non voglio rinunciarvi. 


Dio mio, Londra o no, il mondo è spaventosamente grande, non ci credo che non esista qualcuno capace di amarmi senza cercare di farmi capire che il mondo non è come lo vedo io.

Quindi sono per la prima volta sola, ma a sprazzi appaiono persone che in pochi minuti mi sollevano il morale più di quanto i miei "amici" non abbiano fatto in tutti gli anni della mia vita.
Sono una codarda anche, perché scappare non è la soluzione e allo spirito non si può sfuggire; ma qui non mi giudica nessuno e ho la possibilità di cominciare da zero, senza dover mentire a nessuno, per il semplice fatto che non ho più nessuno da perdere.





1 commento:

  1. ebbi la stessa sensazione durante i miei venti giorni londinesi. l'unica volta che uno si è girato verso di me è stato in un pub. l'avevo urtato e voleva menarmi. :) non vivrei a londra neppure sotto minaccia.
    quanto al primo paragrafo - si, è così. la domanda "sei felice?" non è di moda. se segui il Fatto Quotidiano - la serie di blog sugli italiani al'estero - te ne rendi conto. "si lavora? e quanto prendi?", sono le uniche domande. un brivido, lunfo la mia schiena italiana.
    mi piace la tua scrittura. viscerale e controllata, come le conduzioni di muti.

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