lunedì 4 aprile 2016

Via da qui

Ho aspettato questo momento così a lungo, fremevo, volevo scrivere qui, mi mancava il mio rifugio virtuale, questo luogo in cui non ci sono regole, in cui i nomadi approdano e i legami si creano stabili, elastici. Questo giardino segreto che al posto degli scoiattoli e delle lepri ha gli accenti giusti, i verbi corretti, le parole scelte con cura ma senza essere troppo ricercate.
Ecco cosa bramavo... ma ora che sono qui, sono persa. 

Salto da una virgola all'altra, espiro e muoio, inspiro e rinasco, e oggi non basta niente per sentirmi abbastanza forte. Questa sera vorrei sentirmi viva, vorrei affidarmi alle luci della città, a cose concrete, e non agli esseri umani così effimeri, insicuri. Vorrei provare a essere una marea, qualcosa che torna, ma a cui non importa. Mi limito invece a queste ondate di passione e amore che si interseca col fumo di una sigaretta fumata troppo in fretta. Sono così stanca, così stanca che non ho le forze di arrendermi.

Non riesco più a rifugiarmi nell'angolo più oscuro del mio cuore, non trovo la chiave, non credo di averla cercata. Sarebbe bello rannicchiarsi sotto uno di quei alberi dietro la casa della nonna, con l'odore forte di muschio e il desiderio ancora impalpabile, immaturo. Quante vite sono scivolate dalle mie mani da allora, quanti involucri ho cambiato, quanto potere ho acquisito? Non lo so... e stanotte non ricordo l'odore di nessuno di cui mi importi, perché la mia casa sono io, ma la mia pelle sembra distante, dislocata, devo averla lasciata nel letto sbagliato, accanto a un sospiro creato con troppa facilità, di fronte a una fiducia troppo sfrontata. Avrei voluto oscillare, dubitare, camminare ancora un po' sul bordo del grattacielo di una città mai visitata. 

Sono diventata un essere di luce, non posso più nascondermi nel buio, ho perso il contatto con le mie radici, ma non so volare. Mi trovo qui, di nuovo, sul pavimento polveroso di uno chalet deserto, la mia pelle è sudaticcia e i pulviscoli si fondono con l'odore del caffè freddo, si attaccano al mio collo, alle clavicole, sotto le ascelle. Adoro il profumo delle foglie secche riprodotto dalla mia mente, perché è Primavera, ma il mio cuore pompa un sangue impuro e pieno d'Autunno, il mio corpo è il letto di un fiume in piena a ridosso dell'Inverno. Non sfocia mai... sento solo questa disperazione che cresce, si innalza fino alla gola e blocca i pensieri sulla punta della lingua. Stanotte sono arsenica e niente può fermare il processo.

Devo tenere duro, devo incamminarmi verso lo specchio d'acqua al centro del deserto e vedere cosa riflette il mio volto. Non potrò trovare me stessa attraverso niente e nessuno, nemmeno attraverso la mia arte, perché io devo divenire arte, devo nuovamente toccare il fondo mettendo le paure da parte, non posso più incanalare i miei dubbi e i pensieri nervosi in visioni erotiche e retoriche, devo inglobare me stessa, implodere e lasciar colare la mia essenza su un fondo scuro, senza riflessi, per vedere cosa rimane davvero, cosa può rinascere, come posso arrendermi all'immensità di una solitudine ponderata, consapevole e totale.





2 commenti:

  1. Lo percepivo dai tuoi scatti che avevi una sensibilità rara. Finalmente scopro il tuo blog, che ho per metà divorato. Tantissime parole mi hanno colpito. Veramente, mi fa piacere esistano ancora persone dotate di questa profondità di pensiero. E' così intima questa scrittura che dopo qualche lettura sembra quasi di conoscerti dal vivo.
    Nei momenti di solitudine aggrappati all'arte. Ma non per forza facendo qualcosa di artistico...semplicemente pensa che esiste ed e' la cosa piu' emozionante che una persona puo' provare in questo mondo. E tu la crei. Mi hai creato ispirazione per riprendere a scrivere sul mio blog e per continuare a dipingere. Basta un'inezia, solo avere prova dell'esistenza di miei simili.
    A presto.
    - Gio Pulp

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    1. Ti ringrazio! Per le tue parole, ma soprattutto il tuo tempo. Solo quello, paradossalmente, è la cosa più concreta che ci rimane.

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