sabato 2 febbraio 2013

In un minuto

E' incredibile come ci trasciniamo un lavoro per giorni, settimane, mesi, quando allo stesso tempo abbiamo la capacità di concentrare troppe cose in un minuto soltanto.
Ho visitato case, mi sono state aperte le porte di luoghi accoglienti ed esclusivi.
Ieri sera dalla gioia ho fumato, ho tossito e ho pensato che sono felice di aver smesso.

Perché devo riempirmi i polmoni di merda quando posso concentrarmi sul come riempire il mio cervello di cose utili? Perché devo uscire su un terrazzo col sole a picco o con diversi gradi sotto zero quando posso stare qui a scrivere? Perché devo stare in fila con altre pecore drogate di una cosa totalmente inutile? Perché devo fare come tutti gli altri? Perché devo allungarmi verso il pacchetto usando il fumo come scusa per evitare le coccole dopo aver scopato, piuttosto che semplicemente sdraiarmi e dire "no, non voglio essere toccata"?
Se è il gesto della sigaretta a mancarmi, posso comunque affidarmi al ricordo custodito dalla mia mente. La testa è più preziosa. La testa è più preziosa di ogni vizio, anche del caffè.

Fresh to death.

Lo sta cantando Lana Del Rey e io la odio, sembra che stia vivendo di rendita. Utilizza parole carine mescolate a un poco di esperienza quasi cinematografica. Ma lo fa così bene. Che si fottano gli indie puristi.
Questo è stato il mio viaggio a Milano. Da morire. Nuovo. Fresco. Ma allo stesso tempo familiare, caldo.
Il mio culo ha toccato divani e pavimenti di posti più improbabili, ma io sono stata sincera, sono stata io e chi mi ha vista voleva questo. Non c'è stato bisogno di dirlo.
Ricordo il rumore della macchina di ogni fotografo che mi ha lasciato chiudere gli occhi, che non mi ha spostato gambe e mani e che ha documentato quell'emotività che ho tenuto intrappolata così a lungo.
E le donne che hanno legato la loro sensibilità alla mia, parlando attraverso le mie espressioni, impressionando le proprie pellicole con l'odore dei miei capelli pieni di polvere. Oh, le donne. Le fotografe. Quelle vere, quelle silenziose e delicate, ma con coraggio da vendere, con idee che un uomo non potrà che ammirare cercando di rovinare tutto con i suoi ormoni del cazzo (proprio quelli).
Ma anche... gli uomini. Io amo gli uomini e non mi stancherò mai di dirlo e non dimenticherò mai la mia peculiarità caratteriale che Tiziano ha descritto tanto bene. La peculiarità caratteriale di innamorarsi.

Al diavolo gli ormoni. Se non è il sesso, cos'è a muovere quelle bellissime mani intorno a una macchina fotografica che brama un po' di quel coraggio femminile? Non c'è niente di malvagio nelle pulsioni sessuali e non sono quelle che rizzano un pene, perdio! Sono quelle che fanno prendere a un uomo la macchina alle 2 di notte per andare CristoSaDove per una donna. Sono quelle che fanno sospirare le donne fino a creare cose incredibili con davanti agli occhi solo il vento.


E sono molto delusa di una parte di questi uomini e di queste donne, perché si sono sputtanati tra loro, ponendo davanti all'arte il proprio ego. In silenzio li ho ascoltati e li ho compresi, ma allo stesso tempo mi sono trovata confusa dal fatto che persone così intelligenti non fossero riuscite a tenersi uniti per diventare più forti, per rendere giustizia proprio a quelle pulsioni. L'amore rende il mondo migliore, ma se gestito male è la peggior arma nelle mani di un essere umano.

Ieri, dopo aver lasciato proprio una donna a documentare una piccola percentuale di quelle pulsioni, mi sono trovata in un pub chiuso ed intimo a ridere con qualcuno che non avesse vergogna della mia totale incapacità di trattenermi.
Abbiamo fatto battute sconce e abbiamo parlato di ex fidanzati. Avrei creduto di essermi innamorata di nuovo, poi mi sono posta il dubbio di essermi lasciata andare a un tipo di attenzioni diverso. La novità eccita, sfido chiunque a sostenere il contrario.

Ho guardato la mia birra e ho capito che potrò ridere quanto mi pare, o non aver paura di piangere di fronte a qualcuno che forse ne sa più di me, ma rimarrò sempre sola. Anche questa è una peculiarità caratteriale. Innamorarsi e cercare la solitudine.

Altrimenti conosciuta come schizofrenia.

Sdrammatizzo. Milano dista poco dal mio domicilio attuale, ma ci vengo così di rado ed è così raro che io mantenga così alti i valori della mia vita sociale, che ho rischiato di credere veramente di avere degli amici. Mi domando se tutte queste persone mi siano piaciute infinitamente perché non le conosco abbastanza, perché non le vedo tutti i giorni, perché quando si passa poco tempo insieme si lasciano i propri mali fuori dalla porta, a qualcuno pronto a sopportarci ogni giorno della propria esistenza. A qualcuno che rimarrà per sempre fuori da quella porta.
Non è ciò che voglio.
E' per questo che chi mi apprezza così tanto è altrove? E' per questo che la distanza per me è fondamentale per ricordarmi di come si affrontano i problemi con le proprie mani?
Per questo non ho mai smesso di amare quei volti, quelle mani, per questo ricordo ogni minimo consiglio di chi mi si è avvicinato di rado perché ha voluto conoscermi.


E adesso, pochi minuti fa, ho capito perché quei uomini e quelle donne intelligenti si siano sputtanati a vicenda. Ho capito perché anche le persone intelligenti tendono a farlo. Per gestire le passioni nell'arte ci vuole un carattere forte e a volte quella forza non può scendere ad alcun compromesso.

Siamo e saremo sempre soli, incrociandoci nei pub, su un set fotografico e in un letto sconosciuto.


Questo ho capito in questi sei giorni a Milano e spero che almeno in una delle foto che mi sono state scattate, si veda la gravità di quello che adesso so, la gravità di un sorriso stanco, ma sincero.

E' bastato un minuto.




Nessun commento:

Posta un commento