martedì 25 febbraio 2014

FMC

Volevo continuare ad aggiornarvi sulle mie disavventure con gli uomini, ma è già abbastanza ridicolo così e ho pensato che forse è meglio tenere certe cose per gli amici... che poi... mi prendono in giro pure loro, giustamente.

Poi volevo lamentarmi di altre mille cose, ma tempo fa mi ero promessa di non essere troppo negativa, di non lasciare troppo spazio alle cose che mi infastidiscono o mi fanno passare una giornata storta.

Allora mi tolgo lo sfizio di dire che una delle ultime volte, per la prima volta da quanto avevo 15 anni, mi sono trovata a pagare il conto a metà. Poi quando mi offrono una birretta mi viene da piangere ed Ema dice che mi meraviglio per le cose normali. Eccicredo. 



Così oggi mi prendo finalmente il momento di parlare di Francesco. Mi dice sempre che sono una tipa strana e secondo lui non è normale che io abbia nascosto nel suo studio il suo libro che mi ha regalato. Bah.
Comunque, mi piace prendere l'ascensore con Francesco, sono quei pochi secondi di riconciliazione, l'istante in cui facciamo un resoconto spensierato di cosa ci siamo detti in casa o di cosa abbiamo visto fuori. Poi non mi lascia mai il tempo di premere il bottone del 5° piano, ma in qualche modo riesco a beccarmi il piano terra. 
Ora che non bisticciamo più parliamo apertamente, ma abbiamo imparato a non interpretare il silenzio come un segno di allarme. Alcuni momenti della giornata è anche difficile dire chi dei due sia a casa, altre volte facciamo stretching in mezzo al soggiorno da ubriachi. Non male.
E poi guardare i film con Francesco è uno sballo, perché sta in silenzio e mette il volume a palla, fino alla fine.

Ci sono tanti piccoli riti... e non so se reputarli esclusivi, io dal canto mio so di avere certi miei modi di fare solo con lui, non ho particolare interesse a sapere come sia lui con le altre donne, con le altre persone in generale.
Ha tanti modi di guardarmi, a volte sorride e so che sta di nuovo pensando che sono un fenomeno, altre volte si incanta e diventa piuttosto indecifrabile. Poche volte aggrotta le sopracciglia, pochissime a dire il vero ed è piuttosto strano, e nonostante questo percepisco perfettamente la sua preoccupazione. 
Ma la cosa che preferisco è quando lo vedo schifato verso le mille cose che lo schifano. Le etichette, gli orsi senza pelo, vari tipi di insetti, i casi umani con cui io ho a che fare... È divertente quando si mette il volto tra le mani, o le mani nei capelli, o le mani davanti agli occhi o quando sgrana gli occhi. 

Mi sto prendendo in pregnanti ripetizioni, ma mi sembrava il modo più carino per dire tutte le cose semplici che non gli racconto mai, per paura di essere noiosa. Lui sa talmente tante cose e io in confronto so così poco, anche se mettiamo a confronto i nostri due mondi totalmente diversi, con il mio background rock 'n roll senza ritegno e il suo mental set di natura molto più raffinata, le sue conoscenze comunque superano le mie e sarà sempre così. Non è questione di età ed esperienza, non solo, ma è per come siamo fatti e per le nostre priorità. 
È difficile parlare con qualcuno che sa già tutto e di più, ma in qualche modo le nostre diversità ci portano a sorprenderci a vicenda, non so quanto spesso accada e quanto potrà durare.
Anche adesso ho il terrore di pubblicare questa cosa, ma non sarà comunque all'altezza, tanto vale buttarsi.

Quello che mi sconvolge sempre è che mi trovo di fronte alla persona più sensibile sulla faccia della terra, ma l'attimo dopo sono stroncata da una considerazione dura senza un minimo di riguardo nei miei confronti. Accade sempre più di rado, non so se perché si trattenga, o se perché creda un po' di più in me e nelle mie scelte, ma ci sono secondi di panico in cui devo decidere se offendermi, o se prenderla così... Così come? Non lo so. 
Mi ricordo la notte in cui l'unica persona di cui mi fidavo in quel periodo, mi ha definita come quella con un grosso potenziale, ma non concreta, instabile, inconcludente forse. Vacillavo ed è stata l'ultima volta che ho toccato il fondo. Forse mi serviva proprio questo per cominciare a credere in quello che faccio, forse no, ma sta di fatto che siamo qui e adesso so cosa fare, mi fido, ma vado avanti per la mia strada.

Cazzo (una parola che ho pronunciato spesso in sua presenza l'ultima volta, mi sono morsa la lingua più volte, ma ho deciso di essere semplicemente quello che mi va di essere), volevo dire così tanto, ma sono qui... dopo una giornata di merda da cui sono uscita in modo dignitoso, ma totalmente sfinita. E ho pensato a Francesco.

Quello che mi preme al momento è fargli capire che lo stimo infinitamente, perché apprezzo quello che fa per me, perché ammiro le cose che crea e sono affascinata dalla sua visione del mondo. Mi piace ascoltarlo quando suona il pianoforte, e mi piace intravedere i suoi occhi divertiti da dietro il monitor del computer quando faccio capolino davanti alla scrivania; mi piace quando ordina la colazione con aria soddisfatta o quando guarda con amore il primo cappuccino della giornata, adoro quando mi chiede se sto scherzando e mi sorprende la sua capacità di meravigliarsi di fronte alle cose, dopo aver visto la bellezza in infinite sfaccettature, cose che io non riuscirei nemmeno ad immaginare ora come ora.

Mi domando sempre come riuscirei a ringraziarlo non solo per quello che fa per me, o per i momenti che mi regala, ma semplicemente per il suo modo di essere, per la persona che è. Ed è una persona meravigliosa che sono fiera e felice di aver conosciuto, con cui sono orgogliosa di aver sofferto e di aver gioito insieme, perché quello che mi spaventa di più è rimanere delusa da qualcuno e con lui non è possibile, per quanto male mi possa fare in futuro (e se continueremo ad essere amici succederà, fa parte del processo) la sua figura è consolidata nell'anticamera del mio cervello. 

Non credo che diventerò mai una giornalista, anzi, non credo di voler diventare una grande giornalista, so di dover fare un percorso diverso, ma al momento è una cosa che mi appassiona, da profana forse, da dilettante, ma è stato un onore presentare il suo reportage su Reykjavik Boulevard. Buttateci un occhio, perché la storia di Francesco Maria Colombo è la storia che mi ha affascinato e se conoscete quello che mi affascina, conoscete un pezzettino di me.

Cliccare qui per l'intervista 

Se dovessi veramente scrivere articoli in un futuro, penso che farei dei reportage di situazioni estreme nei luoghi improbabili. Ma prima di tutto imparerei a fare le foto bene, ma bene bene bene e gestirei un blog seguitissimo, autofinanziato e controverso. Ci vorrà ancora un po' di tempo.



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