domenica 27 gennaio 2013

L'amore è tutto ciò che conosco


Sono sul nuovo trasporto viaggiatori e il fatto che io abbia potuto scegliere a chi dare i miei soldi per ritrovarmi magicamente a Milano, mi consola infinitamente, poco importa se non ho risparmiato quanto sperassi.
La signora accanto a me si è fatta il segno della croce (per abbandonarmi poco dopo) non appena siamo partiti e io penso che siamo nel 2013 e che niente sia cambiato.

Negli ultimi due giorni, passati a Firenze in posti che reputo infiniti, mi sono addormentata con grandi difficoltà. Pensavo che siamo nel 2013 e che ancora amo certe persone, le loro abitudini e il mondo che hanno condiviso con me. E' come se quel portale non si fosse mai chiuso e io sono felice di poter varcare la solita porta più volte.

Pensavo al fatto che ci siano determinate convenzioni, non sociali, prettamente emotive e di un finto rispetto dettato dall'insicurezza. Perché se inizio una nuova relazione non posso più parlare delle mie storie precedenti? Credevo fosse naturale sentirsi infastiditi e in passato non negherò di aver sentito quel piccolo ago conficcato nello stomaco, ma ero piccola e insicura, paranoica, scambiavo l'innamoramento per l'ossessione. E invece no. Ognuno dovrebbe sentirsi libero di raccontare parti della propria vita, includendo sentimenti, passioni, amore. L''uomo vive con e grazie agli altri, non si può narrare un romanzo che parli di passeggiate in solitudine e di grandi seghe a due mani. Se il mio uomo non mi racconta mai delle donne che ha conosciuto, con cui è stato a letto, in cui ha trovato qualcosa da rimbambirlo talmente tanto da farlo diventare quello che adesso a me piace tanto, mi domando che razza di uomo sia. Non sto dicendo che io sia disposta ad amare un essere umano per quello che è stato, ma se adoro quello che è diventato pretendo di sapere, perché sono curiosa e passionale.

Dal canto mio soffro se non posso raccontare a qualcuno di importante per me, come siano nate alcune mie abitudini e piccoli piaceri.
Perché gli uomini non sono disposti ad accettare il fatto che io abbia un passato, anche sessuale? Perché sono obbligata a chiudere una scatola di cui non ho vergogna di mostrare i contenuti solo per placare le paure altrui immotivate? Dopotutto gli ex, sono ex e il fatto che abbiano amato l'odore della mia pelle una volta, non significa che siamo ancora compatibili, soprattutto emotivamente.

Facciamo che me ne sbatto. Sono libera e mio padre mi ha sempre insegnato a lottare per la mia libertà, perché noi siamo convinti che al mondo esistano persone a noi affini in questo. Dopotutto rimarrò comunque sola, amore o non amore, è una condizione per me fondamentale per creare.
Le mie amiche non mi hanno mai chiesto dettagli sulle giornate che passavo con i miei partner, sono sempre stata piuttosto invadente io nel volerne parlare, perché sono una persona aperta e se trovo qualcuno disposto ad ascoltare non ho paura di rischiare nel lasciare andare la passione che mi schiaccia il cervello verso il basso.
Ma scrivere è sempre più bello, non impone orari, regole e se c'è qualcuno che sta leggendo, è perché vuole farlo, perché mi cerca, o perché è semplicemente curioso, il che va benissimo. Mi piacciono le persone discrete e curiose, sono quelle di cui non smetterò mai di innamorarmi. Sono persone che non smetterò mai di cercare.

Per questo scrivo. Ho bisogno di riordinare i ricordi, le idee e rendere giustizia ai piccoli dettagli che hanno composto le mie relazioni.

Nomi e riferimenti puramente casuali.


Io amavo Gessica. La amavo sul serio, ma non avevo ancora abbastanza rispetto dei miei sentimenti per poterglieli trasmettere e so che ne ha sofferto molto.
Ce ne stavamo svaccate per ore nella mansarda, slittando dai Sex Pistols a qualche altra cagata inascoltabile. I primi tempi erano così casti, era un amore puro, almeno da parte sua, una cosa da film in cui le ragazze non si toccano. Io avrei preferito spararmi nella tempia piuttosto che guardarle il culo e fare finta di niente, ma amore è anche resistere. No? No. Ma eravamo così carine. Abbiamo pomiciato in tutti i bagni della scuola e in camera oscura durante la fase di sviluppo. Il ricordo della sua bocca così morbida è quello capace di svegliarmi nel cuore della notte per domandarmi se io non sia lesbica e se abbia ancora senso uscire con gli uomini.


Jonathan!
Oh Johnny Boy, la fase più inutile della mia vita, il ragazzo ideale per la mia pigrizia. Anche con Johnny passavamo ore chiusi in una camera con le pareti verdissime, un sacco di prodotti per vegani e il computer sempre acceso per musica e film. Non siamo mai riusciti a finire di guardarne uno, finivamo per scopare più o meno dopo la prima mezzora. Andava più o meno così: arrivavo da lui venerdì sera e l'idea era quella di andare via lunedì mattina per andare a scuola. A volte accadeva che Johnny mi accompagnasse all'entrata di quell'istituto di merda, e io ne andavo infinitamente fiera, perché tutte le ragazze volevano toccare i riccioli biondi del mio fidanzato con gli occhi verdi. Altre volte lunedì mattina mi lavavo i denti e tornavo a letto.
Mi domando ancora come io sia riuscita a dormire appiccicata a un uomo in un letto singolo. Forse era vero amore. Forse non abbiamo dormito granché.



Anche con Andrea uscivamo poco ed eravamo in perpetua attività sessuale. Ci vedevamo solo il weekend e solo in quegli anni sono riuscita a tenere insieme amore e amicizia e storia saffica parallela, pubblica e consapevole. Non ho idea di cosa cazzo stessi facendo, ma i miei sentimenti erano puri ed ero ancora tutta da scolpire, per questo quel periodo ha contribuito molto a ciò che sono. Una persona libera e sincera. Forse per questo mando a puttane i miei contatti lavorativi migliori, non riesco proprio a leccare il culo alla gente. Quindi se mi vedete sorridere e dirvi qualcosa di carino, è perché lo penso veramente.
Ho rubato un sacco di magliette ad Andrea e anche un paio di pantaloni nella nostra quarta fase di riallaccio. Adoro i vestiti da uomo e stare in casa di un uomo con una tshirt un po' troppo larga è per me l'apice dell'erotismo e della dolcezza. Tenere sulla pelle l'odore della persona che ti piace anche quando questa è affaccendata in qualcos'altro.
Ho sempre pensato che con Andrea avrei avuto dei figli bellissimi, un giorno, quando sarei stata pronta, quando sarei stata in grado di dimostrare a me stessa quello che valgo come donna.
Ancora oggi il suo odore è qualcosa che mi torna nella mente nei momenti più improbabili, come quando si annusa qualcosa di nuovo e alla mente salta il ricordo della casa in campagna della nonna... o che ne so.


Quando pronuncio il nome Marco i polmoni mi si riempiono di caffè, nel vero senso della parola. Non riesco a pensare ad altro e fa male tutto.
Le nostre mattinate erano così silenziose. Mi sentivo in un mondo parallelo senza senso.
Lui si faceva la doccia, quando non eravamo a farla insieme, sempre in silenzio, e poi metteva su il caffè e accendeva la musica. Quando non gli girava il cazzo, di cui ossessivamente mi sentivo la causa, mi sorrideva e io mi ricordavo di quando ci siamo conosciuti ed abbiamo quasi rischiato di bruciare il caffè perché ci siamo baciati proprio in quella cucina. E' un ricordo per me violento, doloroso e bellissimo.
Marco mi ha insegnato a guardare i film con occhi diversi, a rispettare le abitudini che contribuiscono alla pace interiore e a resistere agli impulsi sessuali nei posti pubblici.


Francesco è l'uomo più grande e più idiota con cui io sia mai stata. Ricordo di avere perso la testa per il suo naso incredibilmente cinematografico, era sesso puro. Ero innamorata e mi concedevo come una cretina dopo infinite canne e liquore al cioccolato davanti la tv. Non ho mai preteso niente e la nostra relazione, se così possiamo chiamarla, non è andata oltre un mese, ma ho memoria di un momento in cui mi sono illusa davvero. Era mattina presto e io dormivo a casa sua, lui si è alzato, si è vestito e ho sentito invadere la mia zona di conforto con un profumo da uomo, molto costoso, mi ha dato un bacio sulla fronte ed è sparito. Per sempre. Ho chiuso la porta di casa sua nel pomeriggio e ci sono tornata un anno dopo per illuderlo a mia volta. Se lo meritava. Io pure. Siamo pari.
Grazie a Francesco non sottovaluto più la mia dignità di donna.


Non smetterò mai di ringraziare Simone per avermi insegnato l'umiltà, la discrezione e il concetto “fottesegavadoavantilostesso”.
Mi domando se lui si ricordi della nostra isola ai confini del mondo, quella capace di contenere due persone soltanto alla deriva di qualche cosa di intimo e fragile.
Il nostro periodo rock 'n roll è indimenticabile, ma è per me dolce, irresistibile come la marmellata al lampone. Se ripenso alla sua risata contagiosa sorrido pure adesso, da sola in mezzo alla gente e non me ne vergogno. Ho come l'impressione che Simone non si sia mai vergognato di avermi al suo fianco, mai, neppure quando scleravo pesantemente. Mi assecondava e ci godeva, eravamo una squadra indistruttibile e non ho memoria di un complice tanto prezioso quanto lui.
Ricordo il suono della sua macchina, quel piccolo mezzo che non aveva mai paura di mettere in moto per andare a fare follie alle 2 di notte.



E David. David... David... e quel pezzo di autostrada con Anesthetize a palla, la luna piena, e la sua sensibilità per i miei svarioni spirituali. Non ho mai avuto un sostegno così forte da parte di un uomo, nonostante David biasimasse alcune delle scelte più importanti che io stessi intraprendendo in quel periodo, non mi ha mai imposto di reprimere la mia vera natura e il fatto che a volte fosse grezzo, nel senso di non levigato, mi ha aiutato a diventare forte, autocritica e consapevole dei miei poteri.
Non dimentichiamoci che è stato l'uomo che mi ha tenuta perché non svenissi di dolore in Slovenia durante un festival metal pieno di fango e di hamburger cotti troppo. E' l'uomo che mi ha abbracciata forte in un bosco, credendo a ciò che stessi vedendo in quel momento. E' l'uomo che ha saputo guardarmi negli occhi.



Luca mi ascoltava nel silenzio più assoluto, stava composto ed è buffo come anche ora le cose siano rimaste pressoché invariate. Non inseriva nemmeno una parola durante i miei racconti, non aspettava mai il suo turno per parlare, mai. Non spartiva consigli non richiesti, diceva solo la sua opinione, o mi abbracciava. Luca c'era. Luca c'è. E' quella figura che cerco nella folla, di cui colgo lo sguardo quando mi sento persa. Luca è un amore che va al di là delle stupide convenzioni sociali e preferisco rimanga così, incondizionato.
Ho sempre un po' l'impressione che qualcosa sia mancato, che non abbiamo dato la possibilità alle sensazioni di sbocciare come in ogni passione dovrebbe succedere. Ma è perché siamo così. Silenziosi. Freddi. Con l'Inferno che arde i polmoni e la lava che non brucia mai abbastanza per rompere le vene e sgorgare all'esterno distruggendo tutto. Il nostro amore è così, distruttivo. Non ci si può fare niente.


Non voglio stendere un elenco degli uomini importanti nella mia vita, sono solo ricordi che ho bisogno di portare alla luce, per realizzare che non sia stato un sogno, per esprimere quello che a loro non posso più dire, per svuotare un po' il cuore di un amore intrappolato senza aver mai raggiunto l'apice della propria esistenza.



Questa sono io. Sono anche questo. Gli uomini con cui sono stata. Le donne che non ho saputo amare abbastanza.
A questo penso in questi giorni e faccio fatica ad addormentarmi, perché mi domando come possa finire tutto così, dopo aver inciso una parte invisibile del corpo. Perché le cose finiscono?

Per questo mi sento libera di piangere in un treno pieno di persone sconosciute che non conoscono il mio dolore e che reputano debole una donna capace di mostrare le sue emozioni quando non è costretta a farlo, ma quando ne ha bisogno.




2 commenti:

  1. Ci si vuole sempre imporre con le proprie opinioni, le proprie domande e si spreca tanto di quel tempo prezioso nell'arricchire se stessi tramite l'ascolto. Dire, si mi sembra di conoscere meglio Nina tramite i suoi racconti, è almeno in parte presunzione. Appari con quelli che a me sembrano bei lati, pudica nel tuo descrivere e fortunatamente con le doverose contraddizioni: decisa, fragile, ma con quello che in gergo blues si chiama sia strut, modo di camminare, di presentarsi e ritengo anche con groove. Scavi in te, tracci un solco sul quale ritengo bello mettere con discrezione dei passi. Grazie a te e che il Signore perdoni la mia prolissità. Ciao da Enrico

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