giovedì 10 gennaio 2013

Passioni

Quando mi scrivono: "Faccio -inserire attività- per passione", mi si accappona la pelle.
Ci avete mai fatto caso quanto renda meno di quello che rappresenta per il nostro cuore?
E' come per dire che se la fotografia o la scrittura o il canto non siano cose che facciamo esclusivamente per lavoro, allora sono passioni, sono hobby, sono cose secondarie.
Non so perché vi si attribuisca un significato così effimero, credo sia lo stesso motivo per cui ho smesso di scrivere ti amo, figuriamoci pronunciarlo.

In "Stagioni Diverse", Stephen King rende perfettamente l'idea di quanto le cose, una volta pronunciate, diventino fragili e perdano quel significato magico ed infinito che avevano nella nostra mente.

Per me la scrittura è una passione. Non sono scrittrice, non sono giornalista, sono solo una persona che non sa parlare, ma che cerca per ore le parole da stendere su carta bianca per poter descrivere almeno in parte un sentimento, una sensazione.

Ricordo la prima volta che ho visto una foto di Massimiliano Rossetto. L'ho guardata a lungo e mi sono sentita altrove. Non esistevano parole e non servivano, perché c'era già la foto. Eppure sentivo comunque un bisogno quasi fisico di comunicare al mondo esterno quello che stessi provando.
Poi non ci ho più pensato, fino a quando qualche mese fa in Svizzera, mentre stavo conoscendo quello che sarebbe diventato uno dei miei migliori amici telematici, un ragazzo non mi ha offerto della focaccia fatta da lui. Mi è sembrato un po' bizzarro, un po' affascinante.
Poi non ci ho più pensato, fino a quando sono andata a vedere la gallery del mio misterioso panettiere e ho realizzato che quella famosa foto non fosse altro che un suo autoritratto.


Il mondo è fottutamente piccolo.

Quando rimango colpita dalle immagini, ho sempre voglia di ringraziare gli autori. Siccome mettersi a fare troppi complimenti risulta arrogante, invadente e non rende mai giustizia a quello che provo, scrivere un breve articolo o un'intervista, è il modo migliore per esaltare le proprie emozioni e risultare socialmente accettabili.








































Mentre facevo i salti di gioia per la mia pubblicazione, sì perché sono estremamente semplice e gioiosa a differenza di quello che molte persone pensano, mi è arrivato un messaggio dall'editor di GQ e ho scoperto che altri miei "ringraziamenti" sono andati online. Roberto è una persona umile, gentile, timida e conosce il valore del silenzio.

QUI L'INTERVISTA



























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