martedì 10 marzo 2015

Sognare Parigi a Londra

I pensieri sono sempre tanti, la voglia di scrivere in media è poca, qualcosa che valga la pena far leggere ancora meno. Se scrivo qui... non è solo per me.
Non so perché sono sempre in cerca di cose esclusive, o meglio, di cose banali, ma raccontate in modo diverso, raccontate perché possano essere interessanti. Seguo un po' la teoria di Big Fish, ecco.

Ma la scrittura, seppur solo per passione, è una cosa che va allenata, altrimenti il cervello fa presto a disabituarsi. Non è come imparare ad andare in bici, una sola volta per tutta la vita. Il talento, sperando di non suonare arrogante, va coltivato, altrimenti finisce per ricoprirsi di edera e polvere, facendoci dimenticare di come si mettano insieme le parole giuste, di come trovare il modo migliore e più bello di esprimersi, senza fraintendimenti ma senza parafrasare. Non so se mi spiego.

L'altro giorno ero in Trafalgar Square, vagavo senza meta dopo uno shoot e ho deciso di fermarmi e di osservare l'acqua della fontana (wow). Stavo frugando nella borsa in cerca di un acquisto per me tanto bello quanto improbabile, un rossetto! Ho fatto presto a distrarmi dal contenuto del mio piccolo shopping, perché avevo accanto due papere che mi guardavano di sbieco - suppongo l'unico modo in cui le papere possano guardare in generale - ed erano così carine e fuori posto lì dentro che mi è venuta voglia di scrivere, o meglio, di descrivere la situazione. È incredibile, perché quando si innesca una rotellina del cervello, l'ingranaggio parte in fretta, in modo irrefrenabile e le situazioni si evolvono a favore della composizione. 
Mentre pensavo a quale parola potesse descrivere meglio quella particolare sfumatura delle piume, accanto a me si è seduta una bambina di due o tre anni, o meglio, l'ha fatta sedere la mamma, in modo un po' distratto, mentre chiacchierava con la suocera (mi piace pensare fosse la suocera). Questa signora ha passato alla bambina una monetina, per buttarla nella fontana, per esprimere un desiderio. Mentre la bambina pensava a cosa desiderare si è distratta in una frazione di secondo dalle papere e io ho pensato che ai bambini non importa di ciò che non hanno finché non sanno che non gli appartiene. Noi passiamo tutta la vita a volere le cose che non abbiamo e credo che sia sbagliato...

Sabato mattina parto per Parigi, sarà un breve viaggio romantico e per quanto suoni cliché me ne sbatto altamente i coglioni (forse questo suona meno romantico). È una vita che sogno di andare in una città di cui ho solo letto nei libri, che ho vissuto solo attraverso i film. Tutte le persone che hanno vissuto una storia simile alla mia hanno amato quella città e so esattamente perché e non ho alcun dubbio sulla meraviglia che proverò trovandomi a respirare la stessa aria di Francoise Hardy o Serge Gainsbourg!
E per quanto io abbia rosicato fino ad ora per non essere stata a Parigi, sono felice che la mia memoria sia intatta, vuota a riguardo, così potrò riempirla con l'odore della persona che amo, che tiene a me così tanto... Voglio fare tutte quelle cose che fanno anche nei film, come ridere passeggiando sulle Champs 
Élysées, o bere del buon vino guardando il Senna. Chi può impedirmelo? Chi ha il diritto di dirmi che dovrei aspettarmi meno? Sono in un punto della mia vita in cui non ho più paura di farmi le aspettative, sono diventata stupidamente ottimista e piena di energie positive, per cui accade sostanzialmente tutto ciò che voglio che accada. Chi vuole distruggerti un sogno naviga nell'arroganza del vantaggio che non si è saputo godere.

Quando ho visto prenotati i biglietti del treno mi sono messa a piangere e non esistono parole per descrivere il perché. Piango piuttosto spesso, perché mi commuovo facilmente, perché sono fatta così... e a Jakub non importa, mi abbraccia e mi chiede cosa c'è che non va e io gli rispondo che non c'è niente che non va, ma che semplicemente e in modo molto cristallino sono felice. 


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