lunedì 20 agosto 2012

La mia Anna

Dico mia anche se non è mia, ma è bello dirlo e forse quando ci vediamo, o quando parliamo, è un po' quello che sento. 
Credo di averlo sentito dal suo primo sguardo in stazione quando è venuta a trovarmi, ancora abitavo con mia madre, la prima volta per farmi delle foto.
E' qualcosa di puramente femminile, un'intuizione profonda ma poco percettibile, quando sai che la persona che stai per conoscere ha dentro di sé un mondo che non potrà che affascinarti. Ha qualcosa di affine al mio spirito e visto che è lei quella che cattura le mie emozioni su pellicola, niente da togliere alle sue fotografie digitali, non sapevo fino ad ora in che modo avrei potuto fare io qualcosa per lei, rendere giustizia alla sua bellezza.

E' una ragazza bellissima, ma non essendo io fotografa, o per lo meno non disponendo io degli strumenti giusti per immortalare la sua immagine, ho potuto fare leva solo su quello che più o meno so fare, o che mi viene naturale fare: scrivere.

Non sono una giornalista, ripeto, né ho diploma o laurea che certifichino il fatto che io sia capace di scrivere in maniera decente, ma visto che più di una volta sono stata pubblicata come quella dietro le quinte, una scrittrice appunto, posso avere un po' di fiducia in me e continuare a farlo finché avrò possibilità.

Così il GQ Italia ha deciso di propormi questo progetto avviato da poco, una serie di interviste ad artisti che si occupano di polaroid. Non so se scriverò ancora per loro, ma per il momento vi propongo questa intervista che ho fatto ad Anna, sperando di sdebitarmi un minimo per tutto quello che questa persona mi ha dato.


>>>cliccate qui per leggere su GQ<<<

Io ho un debole per le polaroid, non lo posso negare. Salvatore Vitale dice che sono troppo semplici, nel senso, non valorizzano le capacità di un fotografo, ed è vero! Perché con una polaroid a parte la scelta della situazione e dell'inquadratura non puoi fare molto, scatti e preghi venga fuori come vuoi, o per lo meno nella maniera migliore. Però è proprio questa semplicità, questo limite che mi affascinano, perché non è facile catturare un'emozione con uno strumento così imprevedibile e testardo.


Nessun commento:

Posta un commento