venerdì 20 luglio 2012

Amnesia

Oggi sono tornata in treno con Alessia.
La mia cara, cara Alessia. E' come la mano gelida sulla fronte quando hai la febbre a 40°.
Non la vedevo da mesi, ma abbiamo passato la notte insieme ed è stato come se gli anni non fossero trascorsi, come se tutto fosse come prima, come se ci fossimo dette "ciao" il giorno prima.


Alessia è quella che mi capisce con uno sguardo, con un gesto. Si dice sia naturale creare un codice tutto personale tra amici stretti, eppure a me è successo solo con lei.
In passato ci siamo parate il culo a vicenda come nemmeno degli agenti segreti saprebbero fare, ci sono stati scambi di battute EPICI.
E' la mia più grande complice, una persona che non mi ha MAI giudicato e ha creduto nelle mie cause a tal punto da arrivare a difendermi, a sostenermi quando tutti gli altri hanno voltato le spalle, quando avevo tutte le dita puntate contro. Non mi ha mai abbandonato e anche nei momenti in cui io stessa forse l'avrei voluta allontanare, lei ha resistito e mi è stata vicina, in silenzio, impotente. Ma c'era e forse senza quella presenza non sarei diventata così, non avrei superato certi problemi.


Lei ride spesso ed è contagiosa. Siamo sempre andate d'accordo sul ridere, perché non abbiamo mai avuto paura di farlo, in pubblico, in biblioteca, in chiesa, cristo santo, in chiesa, con l'eco che ha disturbato ogni angolo di quel luogo sterile.
E' come se avessimo capito che la vita è troppo breve e difficile per soffocare una risata. Meglio essere buttati fuori di classe, meglio fare una figura di merda, meglio offendere, ma ridere, apertamente, in modo "cristallino".


Ieri sera siamo incappate in una voliera di sfigati, di quelli che fanno i fighi in branco, che hanno la battuta pronta, ma che sostanzialmente hanno paura di dire anche solo "ciao" a una ragazza non appena sono soli. Giuro erano mesi e mesi che non ridevo così. E loro sapevano che ridevamo di loro, ma non sembravano a disagio, perché è stata una risata esplicativa, complice. Non riesco a spiegarmi.
Quando le donne ridono in quel modo gli uomini non si arrabbiano mai, non so perché sia così... ma è così. La Natura ha deciso che quando la donna ride in quel modo, l'uomo può solo approfittare di quell'energia per ricaricarsi. Un po' come quando lei prova l'orgasmo e l'uomo magari ha sudato quattro camicie, ma è felice, c'è qualcosa di potente che sente anche lui, lo sente rimbombare persino nelle ossa.


Il sarcasmo non spaventa Ale, anzi, mi risponde a tono sui temi più incredibili e delicati. Ed è una cosa nostra, sappiamo in cosa crediamo, sappiamo quando certe cose nella vita siano difficili, insuperabili. Come si fa senza ironia in questi giorni di agonia? Scherziamoci su, tanto prima o poi... moriamo tutti.
Conosciamo i nostri difetti a menadito e ci amiamo anche per questi, ci fanno ridere, o arrabbiare, eppure in tutti questi anni abbiamo discusso solo una volta.


Oggi in treno mi ha ricordato di quando una volta fuori dal pub ho visto gli alieni, ubriaca a livelli inverosimili. Ma a parte questo triste avvenimento in cui è stato coinvolto anche Alessandro, un altro individuo che vedo ogni allineamento dei pianeti, ho pensato che fossimo spesso ubriache. Ma è normale? Era normale. Avevamo più soldi, uscivamo spesso, specie d'estate e ci bastava poco per andare di fuori. Non c'era un motivo particolare per farlo, ci piaceva rilassarci un po', non che avessimo problemi a fare determinate cose senza alcol.
Dio, ne abbiamo combinate di tutti i colori, siamo finite in ogni tipo di situazione e se non fossimo state così unite non saremmo uscite illese. 


Eravamo io e lei e facevamo parte di un mondo che riuscivamo a lasciare fuori.




Adesso la scuola è finita, ci sono bollette da pagare, le relazioni sono diventate intricate, molti dei posti in cui potevamo essere noi stesse sono decaduti, hanno lasciato spazio ai luoghi marci pieni di persone che non hanno idea di cosa significhi essere liberi.


Ma oggi in treno Alessia mi ha ricordato, con la sua semplice presenza, che casa è dove ci sono gli amici e che non tutto è perduto anche se le strade sono diventate più tortuose.



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