mercoledì 25 luglio 2012

Quarto piano

Fa quasi freddo e fuori sento un vento molto forte, poi clacson, freni che stridono sull'asfalto, qualcuno ride in lontananza.
La città è sveglia da ore e io penso che qui dentro sia ancora mezzogiorno e sarà così anche nel pomeriggio e forse pure la sera.


Affacciandomi dalla finestra, di solito, vedo la strada. La solita strada da quattro anni, dal quarto piano, alla veneranda età di ... 24 anni.
Sì, viene un po' da ridere, ma preferisco la mia arroganza nel ritenermi un minimo matura rispetto a quella dei cinquantenni che mi vogliono insegnare a vivere, senza portare un minimo di rispetto ai miei genitori, che, indipendentemente da questo disastroso risultato, hanno fatto il meglio che hanno potuto.


Effettivamente fa un freddo cane, mi si stanno ghiacciando i piedi e le labbra sono screpolate. Faccio anche fatica a tenere gli occhi aperti, ma è perché non ho ancora dormito. Non ci è stato tempo! C'era da vivere in queste ore passate, c'era da osservare, da toccare. C'erano odori, sapori, novità e soprattutto una pace che nei miei sogni non trovo da mesi.
Non c'è tempo di dormire a 24 anni.
Non c'è tempo di dormire quando davanti a te si sta disegnando una storia di durata indefinibile.


Ma non è nemmeno questo il punto. Credo.
Aspetto che i piedi diventino ancora più freddi, ancora un po'. Voglio avere la pelle fresca, ne ho bisogno, credo che così riuscirei a dormire.
E poi non ho il coraggio di voltarmi verso il letto, perché c'è qualcuno che mi guarda con aria pigra, non troppo interrogativa. Lo so. Lo sento. E ho una paura folle perché voglio che rimanga lì, che questo giorno non finisca mai, che il sole non tramonti, che l'orologio si fermi e che l'odore di caffè non svanisca mai.




Forse non è molto esaltante essere paragonati ad una sigaretta, ma io amo molto fumare e ne sono, a periodi, molto dipendente. 
Sei il mio momento sigaretta, anzi, sei quello che viene prima, sei l'idea della sigaretta ancora intatta, ma col sapore che già si disegna nella mente diffondendo scie di fumo davanti gli occhi. La sigaretta sibila e io mi confondo. Sei tu. 
E te ne vai, io spengo il filtro ormai insapore.




Stanotte farà freddo, chiuderò la finestra senza guardare la strada.
Qui è Ottobre e l'hai portato tu.



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